Che la natura umana contempli, tra l’altro, anche il controsenso e l’ossimoro è una costatazione che chiunque minimamente savio dovrebbe riconoscere. Talvolta, però, ciò sfocia nel grottesco, rifuggendo da ogni logica anche minimamente razionale. Pasquetta, Lunedì dell’Angelo o la si chiami come si voglia, una giornata che per molti rappresenta l’occasione per gite fuoriporta e bucolici picnic all’aperto. E allora vai di pranzi al sacco e di grigliate all’aperto, che adoro, preferibilmente innaffiate da fiumi di birra (a patto che non si guidi). Ma cosa rimane al termine della giornata? Spesso, purtroppo, un manto di sporcizia e degrado.
È questa l’amara constatazione che con rammarico constato quando, al calar del sole, le aree picnic e le località fuoriporta più gettonate si liberano dalla ressa di viandanti e turisti, tornando immerse nella quiete del giorno precedente. Decido di recarmi in una nota località della mia provincia famosa per il suo lago e per il suo panorama, costeggiato dai monti irpini che si confondono gli uni agli altri all’orizzonte. Un luogo ameno, certo meno a Pasquetta e ferragosto, che ho particolarmente a cuore e che viene assalito durante le sopracitate ricorrenze.
Il motivo? Ovviamente quello di sfuggire alla cementificazione delle città potendo apprezzare una natura inconsueta alla quotidianità dei più. Ed è qui che, silente eppure estremamente manifesto, si delinea il grande controsenso di tutto ciò. Quello di cercare il verde, di apprezzare gli spazi incontaminati ma, al contempo, di contaminarli. La notte giunge quasi al termine e il sole si appresta a calare al di là dei monti. Passeggio lungo il perimetro del lago, fino a qualche ora prima costellato da barbecue fumanti e gioconde comitive più o meno ebbre. Non rimane più nulla, al di là di una distesa di fazzoletti accartocciati, bottiglie formato familiare e bicchieri gettati a terra senza il minimo rimorso. Si perdono a vista d’occhio, confondendosi tra i fili d’erba.
Accade lo stesso nel mio comune, dove una magnifica pineta a pochi passi da casa testimonia inerme il degrado frutto di una becera e triviale inciviltà. I piatti e le posate gettate a terra, ancora sporche di salse varie, di certo non si decomporranno con la stessa velocità degli aghi dei pini. Guardo il triste spettacolo e penso che forse è vero, gli uomini spesso finisco per rovinare ciò che amano. O quantomeno ciò che dicono di amare, sì, credo sia più proprio dire così. Torno a casa. Per fortuna che Pasquetta cade solo una volta all’anno.