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Le parole d'odio che lasciano i segni. Addosso a noi

Il giornalista Antonio Mocciola ha scelto 120 frasi di pura omofobia tra quelle dichiarate da politici, opinion maker, ecclesiastici. E con una provocazione mirabile le ha trasformate in un mostra e un racconto

Le parole d'odio che lasciano i segni. Addosso a noi
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22 Settembre 2017 - 16.48


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di Delia Vaccarello

Le parole lasciano il segno. Dove? Sul corpo. Ed è sul corpo nudo che il giornalista Antonio Mocciola ha pensato di scrivere le frasi dell’odio. Letteralmente “sulla pelle” di gay, etero, trans , appaiono i solchi che il linguaggio mediatico è capace di scavare nelle vite di ciascuno di noi. Le parole scelte da Mocciola grondano omofobia. Formano le 120 frasi scelte tra quelle pronunciate da politici, ecclesiastici, parlamentari, opinion maker davanti ai microfoni . Frasi entrate nelle case via Tv o via Pc, contribuendo ad avvelenare la vita quotidiana di molti, omosessuali e non. La idea di Mocciola diventa efficacissima e contrasta la generale banalizzazione che spesso viene fatta dell’odio verbalizzato. E’ una battuta, è una opinione, è uno scherzo: la serie dei tentativi di derubricare le frasi di offesa è lunga.

Al confronto, solo una parola esprime le radici di tali espressioni: odio. Sono parole di odio. Nulla da aggiungere. Molte le ricordiamo. Alessandra Mussolini, “Meglio fascista che frocio”, Joseph Ratzinger, “I matrimoni gay sono un pericolo per la pace”, Gianfranco Fini, “I gay non possono fare i maestri di scuola”. Scrivendo queste frasi sui corpi, Mocciola ne svela tutta la portata. Sono incisioni nella carne. Molto lavoro c’è da fare per ripulire la pelle dopo che si sono ascoltate. Il lavoro di Mocciola è riunito nell’opera dal titolo “Addosso”. Parola che viene dalla tradizione dell’aggressione. “Addosso!” gridavano i fascisti al nemico del giorno; che fosse un dissidente politico, un omosessuale o un povero eritreo era uguale. “All’armi! All’armi! All’armi siam Fascisti/ Terror dei comunisti / addosso ai socialisti che non si son mai visti e poi per far la pari addosso ai popolari”. Addosso. Il potere si esercita sui corpi, l’aggressore investe i corpi, vuole vedere il sangue. Anche le parole feriscono a sangue. Mocciola con le foto di “Addosso” urla tutto il suo sdegno,denuncia il deplorevole degrado relazionale dell’Italia degli anni ’10, enfatizza con il candore dei corpi imbrattati la violenza del messaggio omofobo. L’opera (Iemme edizioni) mostra le foto scattate da Carmine Miceli.

I corpi sono completamente nudi e la loro inermità fa risaltare la violenza delle parole. Si scrive omofobia ma si legge violenza pura, che oggi si scaglia contro i gay, domani contro altri bersagli presunti “inferiori”. Un gioco al massacro utile a dare un segnale a chi ascolta,invitando la platea a posizionarsi dalla parte dell’odio o dell’accoglienza. Questione cruciale, sembra che l’obiettivo sia dividersi pro e contro (pro e contro i migranti, pro e contro le persone trans…) e non affrontare le situazioni, le inquietudini, le difficoltà. Peschiamo una frase dal mucchio: “il terremoto è colpa delle unioni civili”. Chiara tutta la cecità di tale odio che cerca il capro espiatorio piuttosto che accettare la fragilità della condizione umana. L’odio serve, chi lo esercita ha una brama sconfinata di sentirsi potente. Mocciola con i suoi corpi nudi urla contro questa valanga di odio. Addosso verrà presentato a Napoli oggi al teatro Tram, aprendo un tour che avrà come tappe anche Torino, Potenza, Berlino, Bruxelles.

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