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“Venditti e De Gregori – Il tour”: i due cantautori insieme per la prima volta all’Olimpico di Roma

Un live pensato già nel 2018 ma che solo ieri sera ha preso vita. Con 44mila biglietti venduti, i due cantautori hanno inaugurato il loro tour insieme debuttando, non a caso, nella Capitale. Una serata all’insegna della loro musica e della loro amicizia.

“Venditti e De Gregori – Il tour”: i due cantautori insieme per la prima volta all’Olimpico di Roma
De Gregori e Venditti
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19 Giugno 2022 - 22.48


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di Marialaura Baldino

Hanno per anni condiviso, separati, gli scenari del magnifico mondo del cantautorato italiano. Ieri sera invece, per la prima volta insieme hanno condiviso il palco allo stadio Olimpico di Roma. E’ proprio qui che Antonello Venditti e Francesco De Gregori hanno deciso di inaugurare il loro primo tour, mettendo da parte incomprensioni e attriti passati (e dimenticati) per ripercorrere insieme ai 44mila spettatori i loro migliori successi che hanno segnato, in modi diversi, le nuove e vecchie generazioni del nostro paese.

Un incontro atteso da ormai due anni, introdotto da un breve saluto, e poi un balzo indietro nel tempo, riassaporando il carisma e l’energia di quelle note scritte agli inizi degli anni Settanta, al tempo dei Folk Studio.

“È passato un po’ di tempo, ma ce l’abbiamo fatta. Ed è bellissimo: ce la godiamo tutta”, ha così commentato Venditti, dando voce all’unico discorso della serata. Dall’inizio alla fine, un susseguirsi di canzoni, per la durata di due ore e mezzo, aperto con “Così parlò Zarathustra” di Strauss, lasciando poi posto a quello che potrebbe essere il cuore del progetto: “Partirono in due ed erano abbastanza”, seguito da Bomba non Bomba.

E poi i più noti versi dei cantautori romani, iniziando con “La leva calcistica della classe ’68” a “Bufalo Bill”, insieme con “Peppino”, “Sotto il Segno dei Pesci” e la catartica “Generale”. Così, Il Principe e Cicalone hanno creato un duo incrociato di voci, uno scambio di melodie e testi che ha reso la serata musicale una pietra miliare nel panorama musicale italiano, in un luogo, che per la prima volta dopo la pandemia riapre ai concerti.

Grande e coinvolgente la scelta di alcuni pezzi come “Dolce Signora che bruci”, insieme con la riproduzione dell’unico album registrato insieme nel 1972 “Theorius Campus”. Ma non bastava: il pubblico ha intonato insieme al duo anche “Alice”, “Sangue su Sangue”, “Santa Lucia”, “Rimmel” e “Titanic” accompagnati da un De Gregori che sperimenta la chitarra.

Con Venditti spesso al piano arrivano “Ci vorrebbe un amico”, “Sara”, il canto dei maturandi “Notte prima degli esami”, “Giulio Cesare” e “Alta Marea”.

Non è mancato l’omaggio a Lucio Dalla con “Canzone”, ricordando il lavoro condiviso con De Gregori in Banana Republic nel 1979. Due ore e più sulla strada dei ricordi, insieme a tanta commozione al sentire delle note di “Sempre e per Sempre” con “Roma Capoccia”, “Ricordati di me”, “Viva l’Italia”, chiudendo con “Buonanotte fiorellino” e “Grazie Roma”. Lo stadio in visibilio.

Una serata evento davvero riuscita, grazie anche al ritrovato rapporto tra i due figli di questa città che li fa vivere e sentire ancora. Dai primi lavori al Folk Studio di tempo ne è passato, e anche dal loro primo disco insieme uscito nel ’72. Arrivano poi i primi dissapori, incomprensioni che hanno portato Venditti e De Gregori a separare le loro strade. Due carriere che solo ora tornano rinnovate e collaborative. Dopo cinquanta anni di carriera e dopo i chiarimenti è così che si descrivono: “Oggi il nostro rapporto si è compiuto. E ci possiamo mandare a quel paese da amici e non per interposta persona. Siamo fratelli, e la fratellanza non può interrompersi mai”.

“Per la scaletta abbiamo abbiamo seguito una sceneggiatura, quella della nostra vita. ‘Partirono in due ed erano abbastanza’, cantiamo in Bomba o non Bomba e siamo noi. L’obiettivo è fare festa: il nostro repertorio è il carburante, abbiamo portato le salsicce buone per fare barbecue”.

Un concerto divenuto “un’unica grande canzone”, dove il carattere e la firma musicale di ognuno emergono più forti che mai. Due modi di fare musica che si incontrano in una serata unica “Senza riferimenti ad altri show, diverso da quelli cui siamo abituati dove tutto è già visto. Avessimo potuto non avremmo messo neanche i maxischermi. La quantità si vede, ma la qualità si sente”.

La prima di una lunga serie di incontri, un tour dedicato interamente alla loro arte, che ha iniziato a prendere forma già nel 2018, frenato a causa della pandemia. “Ma i tempi sono giusti oggi. E lo dimostra anche l’interesse di chi sta comprando i biglietti ora. Quello che stiamo facendo è una cosa abnorme. È dissacrante, ma non siamo qui per dimostrare nulla se non per cantare per noi stessi e per il pubblico”. Così spiega Venditti, sentendosi diverso da quel se stesso del del Circo Massimo dai 500mila spettatori a sera. Un’occasione questa di poter sperimentare e fare ciò che forse non era riuscito a creare prima. Due artisti che nel lavoro non solo si sono ritrovati, ma anche riscoperti.

Si nota però un’assenza, un cenno alla guerra in corso. Una decisione presa in accordo, che così spiegano: “Non possiamo ignorare che ci sono persone che stanno morendo. La guerra è un fatto brutale, ma non ci deve essere per forza una canzone a parlarne, come non c’è bisogno di sventolare bandiere. È demagogia. Anche per questo abbiamo deciso di evitare qualsiasi immagine. Per esempio, Falcone e Borsellino non ci sono, ma ci sono. Non si può sempre fare attualità”.

“Sto qui e me la godo” conclude Venditti. Ed è questo che gli spettatori avranno pensato nella serata inaugurale di un tour accattivante e coinvolgente che, attraversando lo stivale, ravviverà le notti di lacrime e preghiere di questa calda estate italiana.

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