'Federigo Tozzi e le arti figurative': a Siena la mostra che racconta la sua passione per l’arte | Culture
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'Federigo Tozzi e le arti figurative': a Siena la mostra che racconta la sua passione per l’arte

La mostra sarà aperta dal 10 aprile al 20 luglio 2022 al sesto livello del Complesso Museale del Santa Maria della Scala

Federigo Tozzi
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5 Aprile 2022 - 20.28


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A 102 anni dalla sua morte Siena ci presenta ‘L’ombra della giovinezza. Federigo Tozzi e le arti figurative‘.

La mostra, che sarà aperta dal 10 aprile a 20 luglio 2022 al sesto livello del Complesso Museale del Santa Maria della Scala, si rifà al rapporto dialogico che l’autore senese ha avuto con i suoi contemporanei e cerca di metterlo in scena. L’allestimento è stato studiato dall’architetto Alessandro Bagnoli con l’aiuto della dott.ssa Michelina Simona Eremita come curatrice della mostra; mentre Maura Masini ha restaurato alcune importanti opere di Patrizio Fracassi, che “emergono come valore assoluto dell’arte senese”, a detta della stessa. I professori Riccardo Castellana e Luca Quattrocchi, curatori della mostra, hanno svolto un lavoro filologico di ricostruzione che ha portato alla luce un pezzo di storia culturale fin ora dimenticato.

L’esposizione espone una selezione dell’opera degli artisti che Tozzi conosceva e apprezzava, con opere commentate nelle sue pagine di critica. Propone un percorso documentario che, tra foto, manoscritti, lettere, libri e riviste, illustra da una prospettiva diversa le tappe principali della sua narrativa.

Federigo Tozzi, nato a Siena il 1 gennaio 1883 e morto a Roma il 21 marzo 1920, è stato uno scrittore italiano.

Per lungo tempo misconosciuto, è stato rivalutato solo molti anni dopo la sua scomparsa ed è ormai considerato uno dei più importanti narratori italiani del Novecento, oggetto di un’attenzione critica sempre crescente

Tozzi ebbe un’infanzia difficile, rimasto orfano della madre a dodici anni, soffrì sia per la salute precaria, sia per i difficili rapporti con il padre, un oste di origine contadina e dalla condizione economica agiata, che vessava il figlio con violenta autorità, giudicandolo inabile alla vita pratica.

Abbandonata la scuola dopo due anni di istituto professionale, il ragazzo si dedicò a letture intense quanto disparate.

Dopo un impiego nelle Ferrovie dello Stato, nel 1908, alla morte del padre, si sposò, vendette la trattoria e si ritirò nel podere di Castagneto nella campagna senese.

Tozzi compose le prime novelle a partire dal 1908; intorno al 1910 scrisse un romanzo autobiografico in forma diaristica, I ricordi di un impiegato, pubblicato postumo (1920).

La sua prima opera a stampa fu un volume di poesie, La zampagna verde (1911), cui seguì nel 1912 la raccolta La città della Vergine.

Assieme allo scrittore cattolico Domenico Giuliotti, fondò nel 1913 la rivista La Torre, ispirata da un cattolicesimo reazionario che intendeva promuovere una reazione spirituale nella cultura italiana. Curò inoltre alcuni volumi per divulgare l’antica letteratura toscana d’impronta popolare e iniziò a lavorare alla stesura del romanzo Con gli occhi chiusi, che concluderà entro il 1914 (ma che verrà stampato solo nel 1919).

Sempre nel 1914 si trasferì a Roma. Ed è proprio nella capitale che la cultura figurativa di Tozzi si apre ai linguaggi “secessionisti” ed espressionisti, per giungere a ipotizzare, negli ultimi anni, un precoce “ritorno all’ordine”.

Tre anni dopo uscì il primo libro importante, Bestie (1917), pubblicato dall’editore milanese Treves. Il successo dell’opera gli aprì le porte alla collaborazione con importanti quotidiani e riviste: nel 1918 entrò nella redazione del Messaggero della Domenica e strinse amicizia con Pirandello. Seguirono i nuovi romanzi Tre croci (1920), Il podere (1920-21), le raccolte di novelle Giovani e L’amore (entrambe del 1920), i drammi L’eredità, Verità, Gente da poco, L’incalco.

Tozzi morì improvvisamente a Roma nel 1920 per un attacco di polmonite, lasciando incompiuti i romanzi Gli egoisti e Adele.

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