«Antonio Gramsci maestro di vita per me e per gli oppressi di tutto il mondo. Maradona un uomo di umanità infinita. Loro due e Mandela non si sono rassegnati all’esistente e hanno creduto in mondo migliore di quello che c’è». Lo dice Jorit, lo street artist che sulla parete di un condominio di sei piani nella periferia di Firenze, al 21/25 di via Canova nel quartiere dell’Isolotto, ha ritratto il filosofo e pensatore in un murale di 213 metri quadri. Gramsci ha occhi di un marrone chiaro, come dicono hanno spesso dei sardi, e uno sguardo tanto dolce quanto nitido. Due anni fa sempre a Firenze Jorit aveva raffigurato un Nelson Mandela sorridente dallo sguardo fiducioso e intrepido mentre nella sua Napoli il suo Diego Maradona su un condominio ha rappresentato una dichiarazione d’amore quasi filiale rilanciata da una marea di persona per la morte del campione. Sul ponteggio dove lavora con la sua squadra, così come per secoli i pittori hanno lavorato dipingendo affreschi con gli aiuti, l’artista è ai ritocchi finali e ha affisso uno striscione che trasuda riconoscenza e determinazione: “Hasta siempre Diego”.
Il murale si intitola “Verso la città futura”. Il sottotitolo ricavato da una lettera dal carcere scritta nel 1927 dal pensatore e filosofo comunista imprigionato dai fascisti nel 1926 per morirvi nel 1937 pare attagliarsi perfettamente a questi giorni tribolati: “Anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciando dall’inizio”. L’opera fa parte di un progetto dell’associazione Teatro Puccini ispirato proprio a una frase gramsciana, “Odio gli indifferenti”, ripresa da un suo testo uscito nel 1917 sulla rivista La Città Futura, ed è voluto dal Comune di Firenze e dalla Casa spa in un programma per rendere più luoghi della città una scena dell’arte contemporanea all’aperto.
Jorit, se dipinge Gramsci significa che lo ritiene una figura significativa: per quale motivo?
Lo ritengo significativo perché è stato un maestro di vita per quanto riguarda la mia esperienza personale e per le sue idee secondo cui non bisogna mai arrendersi e che tutto può essere cambiato e rivoluzionato se lo si vuole, quindi la teoria della prassi. Tutto quanto Gramsci ha teorizzato è stato una linea di condotta della mia vita: per me è un maestro, e non per retorica, è così. Oltre a essere uno dei più grandi filosofi italiani studiato in tutto il mondo e tradotto in tantissime lingue.
Non è tanto più necessario oggi il suo pensiero?
Sì. In questa epoca di relativismo e di pensieri deboli un pensiero forte come quello di Gramsci penso sia quanto più importante. In un periodo di crisi sociale ed economica Gramsci forniva delle analisi che in questo momento non vengono fatte e forse proprio per questo siamo un po’ allo sbando come società.
Gramsci parlava anche per gli oppressi: un problema oggi piuttosto cruciale, no?
Sì, gli oppressi e non solo in occidente, ma in tutto il mondo. Il primo mondo, l’occidente, dovrebbe essere ricco e in realtà si vede bene che non è poi così ricco per le persone che ci abitano, per non parlare poi del resto del mondo. Non dimentichiamo che il 20% della popolazione utilizza quasi il 70-80% delle risorse mondiali: quindi il discorso è più ampio e purtroppo non viene fatto e riguarda la povertà sia nel mondo sia nei paesi ricchi e Gramsci lo percepiva molto nitidamente.
Voi artisti da sempre, tanto più per gli affreschi, lavorate sempre su commissione. Per quale motivo si scatenano tante polemiche quando un/una street artist esegue un’opera su commissione?
Bisognerebbe chiederlo a chi fa le polemiche. Io credo nel valore del lavoro. Spesso, soprattutto prima e ora un po’ meno, mi chiedono di lavorare addirittura gratis. Ho sempre rifiutato: una cosa è scegliere di lavorare gratis per portare avanti un’idea, una battaglia, un’altra è lavorare gratis.
Il lavoro non andrebbe riconosciuto economicamente sempre e in modo giusto?
Certo, per me il lavoro deve essere riconosciuto sempre. Non sono per niente d’accordo con l’idea della visibilità, del lavorare per farsi una carriera. I lavoratori devono essere pagati sempre e comunque.
Ha raffigurato Mandela, Gramsci, Maradona: cosa li accomuna?
Li accomuna uno spirito ribelle, una volontà di rivoluzionare il mondo, di cambiare l’esistente. Purtroppo su Diego è stato buttato molto fango e, se ci pensiamo, anche su Gramsci e su Mandela: nel suo Sud Africa per una parte era un criminale, per una parte un liberatore. Tutti i personaggi scomodi in qualche modo vengono infangati.
Maradona in che modo?
Diego è stato ostracizzato dai potenti per non parlare dei vertici della Fifa, in generale, dai media.
Non da tutti i media.
Non da tutti, no, perché lui aveva la forza di essere il calciatore più forte del mondo, figuriamoci se non lo fosse stato. Lui ha avuto la forza di fare quello che ha fatto perché appunto è stato il più forte. Accomuna Gramsci, Mandela e Maradona il non volersi rassegnare all’esistente e il credere in un mondo migliore di quello che c’è.
Per Jorit cosa significa la morte di Diego?
Innanzi tutto il dolore … 60 anni, non è giusto. Per me era un eroe come i supereroi dei fumetti, anzi di più. Vi ho sempre visto quello che era, ho parlato con persone che gli erano molto vicine: era un uomo proprio vero, fino in fondo, con tutti i suoi difetti e con una grandezza e con un’umanità infinita. Lui ha supportato tutte le lotte dei paesi sudamericani, era amico personale di grandi uomini del Sud America: per me era una stella da guadare per sapere cosa fare nel mondo quindi è una perdita enorme per tutti quanti.