Maradona e Totò, l'amore immenso di Napoli per i due unici santi laici | Culture
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Maradona e Totò, l'amore immenso di Napoli per i due unici santi laici

L'enorme partecipazione e commozione della città per il suo Diego ricorda molto la morte di Antonio De Curtis così amato che per il principe furono necessari due funerali

Maradona e Totò, l'amore immenso di Napoli per i due unici santi laici
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26 Novembre 2020 - 16.56


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Napoli non si accontenta di San Gennaro come unico santo protettore. Napoli ne ha tanti e anche più amati di San Gennaro, che fa rimanere tutti gli anni sospesi nell’attesa del sangue che, se non si scioglie, è segno di cattivo presagio. 

A Napoli venerano Eduardo ma con un certo distacco, lo stesso che tenne lui nei confronti dei napoletani. A Napoli venerano Massimo Troisi, venerano Pino Daniele ma venerano soprattutto Totò, e ora Diego Armando Maradona. 

Per questi ultimi due, Totò e Maradona, il culto si è fatto più evidente: le loro facce sono dipinte nei muri della città, ai bambini vengono messi i loro nomi. Eppure Totò nacque a Napoli e poi, portato altrove dal lavoro e dalla vita, vi ritornava periodicamente, nelle ore notturne per mettere sotto le porte dei bassi della via dove era nato, biglietti da diecimila lire. E poi a Napoli è sepolto, al cimitero del pianto, in una cappella gentilizia che è oggetto di venerazione e dove i napoletani gli inviano le suppliche, le richieste di aiuto e persino di miracoli. 

Alla sua morte si mobilitò tutta la città, a lui vennero celebrati due funerali uno alla chiesa del Carmine e l’atro, alcuni giorni dopo, al rione Sanità dove Totò era nato che lo reclamava. I napoletani si misero ad aspettarlo fin dall’uscita dell’autostrada e per chilometri seguirono il feretro fino alla piazza del Carmine, dove il furgone ci mise tantissimo a farsi largo tra la folla.

Ho provato a immaginare il funerale di Maradona se, anziché a Buenos Aires, lo avessero fatto a Napoli. Non ci sarebbe stata piazza che avrebbe potuto contenere tutta la città, neppure lo stadio San Paolo che a lui sarà intitolato. 

Eppure Maradona non era nato a Napoli, era venuto dall’altra parte del mondo per portare gioia a una città che produce e vive di gioia, a sostegno dei mali che atavicamente la affliggono.

 Gli anni di Maradona con il pallone fra i piedi trasformarono la città in una festa perenne,  che fece dimenticare per un po’ il colera, il terremoto, la camorra, la miseria. I napoletani hanno bisogno di affidarsi a qualche santo laico, come è stato Maradona, che si fece napoletano e fece dimenticare ai napoletani tutti i mali, anche i suoi.

 “Diego pensaci tu!”  ed ecco il santo a cui affidarsi, più comune, più vicino alla gente di quella “faccia gialluta” di San Gennaro, della cui reale esistenza si è pure dubitato. E poi c’è sempre la speranza che arrivi un altro Maradona a lenire tutti i dolori e a riscattare tutti i mali di Napoli.

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