Il Sanremo ibrido non ha funzionato alla perfezione e così gli ascolti del Festival del secondo Amadeus sono inferiori a quelli della serata del suo esordio, l’anno scorso. Sanremo è stato visto, ieri nella serata d’apertura, da 11,2 milioni di telespettatori pari al 46,4% di share nella prima parte della serata, dalle 21.36 alle 23.54, e da 4.212.000 spettatori pari al 47.77%, nella seconda parte dalle 23.58 all’1.34. Lo share di quest’anno è stato, dunque , inferiore a quello dell’anno scorso: quell’edizione nella prima parte della serata era stata vista da 12.480.000 spettatori con il 51,2 % di share. Trend simile anche per la seconda parte che aveva avuto 4 milioni 212mila spettatori con il 47.8 % di share. Nel 2020 davanti alla tv c’erano 5 milioni e 697mila persone con il 56.2 %.
Bisogna tener conto che Amadeus, l’anno scorso, nella prima serata, era riuscito a superare gli ascolti registrati da Claudio Baglioni, raggiungendo così il record delle ultime 15 edizioni. La media era stata di 10milioni 58mila telespettatori ed il 52,2% di share: il dato più alto dall’edizione 2005 di Paolo Bonolis.
Il resto degli ascolti della serata televisiva dicono che Rai2 ha conquistato 731.000 spettatori (share 2.75%); Rai3 con #cartabianca ha avuto 723.000 spettatori, pari al 3.03% di share; Rete4 ha raccolto il 4.1% e Canale5, ha avuto 1.568.000 spettatori con uno share niente male del 6.47%. Mentre Italia1 con le Iene ha registrato uno share del 5.22% e, infine, La7 con DiMartedì ha conquistato 895.000 spettatori, share del 3.65%.
Molti si aspettavano un risultato diverso visto che tutte le sale cinematografiche e i teatri sono chiusi, e dato che l’offerta delle altre reti televisive non era stata toccata di una virgola per lasciare spazio al grande evento. C’era infine da tener presente che l’isolamento ha tenuto gran parte degli italiani a casa. Invece il risultato non è stato esaltante. Ha pesato la scelta ibrida che i conduttori sono stati costretti a fare: un’anemica via di mezzo tra la vecchia formula della gara a oltranza ( ma senza pubblico la gara perde gran parte ei suoi connotati) e uno spettacolo di intrattenimento tutto televisivo. In questo secondo caso è mancato ritmo.
I ritmi del Sanremo dell’Ariston in diretta potevano esser lenti, scadendo una ritualità che lo spettatore conosceva e s’aspettava. I ritmi dello studio televisivo sono altri e le pause pesano e l’intreccio tra i protagonisti deve spingere un po’ di più sul pathos e sulle aspettative. Forse gli stessi conduttori devono prendere le misure con questa nuova obbligata formula fatta di sedie vuote e di applausi finti. Aspettiamo. Le esibizioni canore non hanno aiutato. Esclusi gli ospiti in grande spolvero, i cantanti in gara, escluse rare eccezioni, non sono stati all’altezza di una rassegna che sta tentando di battere anche nuove vie musicali aprendo al mondo della musica giovanile. Un maggiore riscontro su quest’ultimo aspetto potremo averlo con in mano i dati dello streaming e della visione attraverso il mobile. Ma non c’è dato conoscere , per ora, i dati di questo mondo che si va sempre più allargando.