Hollywood si ribella. Da ormai due settimane, gli sceneggiatori hanno paralizzato le produzioni e protestano a gran voce. Reclamano adeguamenti salariali e protezione dall’intelligenza artificiale. Questa situazione ci spinge a riflettere su chi e perché sarà o potrebbe esser sostituito.
Può un film di Petri essere riscritto da un’intelligenza artificiale? Può mai un film di Tarantino essere scritto da un’intelligenza artificiale? La risposta è un deciso e scontato no. E allora quali sceneggiature potrebbero essere realmente realizzate da un’intelligenza artificiale?
Probabilmente, solo l’ennesima stagione di un’improbabile serie televisiva o produzioni cinematografiche di basso livello.
La questione si riduce, dunque, ad una sfida tra qualità e quantità. Sebbene sia molto improbabile che le prime nominate possano essere imitate, copiate o sostituite, quelle appartenenti all’altra categoria corrono qualche rischio in più. Dopo tutto basti pensare che nel corso di poco più di un decennio si è passati da 182 produzioni annuali di serie tv a 599 del 2022: numeri che restituiscono l’idea di una iperproduzione che non va sempre di pari passo con la qualità. È giunto il momento di considerare l’intelligenza artificiale come un’opportunità di resistenza. L’IA si inserisce perfettamente in questa corsia del content veloce e non sempre di qualità contro cui si oppone uno “slow content” più ragionato e di qualità.
La sfida coinvolge il mondo del cinema, ma riguarda anche ogni contesto in cui l’intelligenza artificiale può costituire una minaccia. La sostituibilità alla quale siamo soggetti dovrebbe spingerci a rivalutare lo “slow and quality content” come consumer, producer e prosumer. Le overdose di contenuti a cui ci siamo abituati non hanno giovato né a noi né all’ecosistema mediatico.
Il capitalismo continua a dettarci i tempi. Intanto Sam Altman, uno dei padri del celebre ChatGPT, è stato sentito dal Senato americano e si è detto lui per primo preoccupato dalla potenzialità delle intelligenze generative. Chiede al governo un serio progetto di regolamentazione per gli usi impropri che se ne potrebbero fare.
Gary Marcus, professore di psicologia e reti neurali, sentito sempre dal senato Usa ha affermato che serve un’agenzia che le segue a tempo pieno perché queste tecnologie vanno troppo veloci e bisogna starci costantemente al passo. E di nuovo, il capitalismo continua a dettare i nostri tempi.
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