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La notte dell’informazione: corsa verso il baratro

La Rai è l’oggetto del desiderio di una destra che vuole offrire al suo elettorato -tradito attraverso politiche economiche liberiste, fotocopia minore dell’età di Mario Draghi- segni visibili di una altrimenti vacillante Fiamma tricolore.

La notte dell’informazione: corsa verso il baratro
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Vincenzo Vita Modifica articolo

21 Dicembre 2023 - 00.57 Globalist.it


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È vero ciò che ha sottolineato lo scorso lunedì nella settimanale riunione dell’associazione Articolo21 il segretario della EfJ (federazione europea dei giornalisti) Ricardo Gutiérrez, vale a dire che -grazie in particolare al ministro spagnolo- nella riunione del cosiddetto trigolo non è passato il tentativo di sporcare il testo dell’articolo 4 dell’European Media Freedom Act (Emfa). Si tratta del Regolamento di Bruxelles a tutela del diritto all’informazione. Il colpo di mano tentato da un gruppo di Stati con l’Italia in prima fila ha provato a rendere facilmente praticabili le incursioni nei telefoni e nei computer delle giornaliste e dei giornalisti. Ora ci si deve attenere alle disposizioni dei Trattati, che garantiscono l’indipendenza dei media. 

Pericolo scampato? No. Lo stesso Gutiérrez ha dovuto prendere atto con stupore dei casi ormai numerosissimi di ricorso alle querele bavaglio, alle minacce e alle aggressioni nei riguardi di coloro che mettono il naso in faccende poco commendevoli.

Nel corso dell’incontro si sono sentite, infatti, le testimonianze di Nello Scavo dell’Avvenire e di Giovanni Tizian del Domani. Sono vicende incredibili, che vanno dalle intercettazioni alle perquisizioni. In un’intervista ad un quotidiano un ex esponente dei servizi segreti ha pure accennato all’ingerenza nella privacy di Scavo, esposto per le inchieste sui migranti e la guardia costiera libica.

La seriale attitudine a portare in giudizio Report dopo ogni puntata, o persino prima, è un punto fisso e immutabile della cavalcata nera. Probabilmente, da quelle parti si viaggia con un sistema a punti: chi fa il maggior numero di querele magari è agevolato nella carriera. Com’è noto, poi, attaccare personalità famose favorisce i quindici minuti di celebrità. Ecco, allora, fioccare attacchi costanti a Roberto Saviano, Paolo Berizzi, Sigfrido Ranucci: come minimo si conquista una citazione.

La Rai è l’oggetto del desiderio di una destra che vuole offrire al suo elettorato -tradito attraverso politiche economiche liberiste, fotocopia minore dell’età di Mario Draghi- segni visibili di una altrimenti vacillante Fiamma tricolore. Si capisce, quindi, perché alla festa di Fratelli d’Italia un dirigente del servizio pubblico professi la sua fede (primo caso di esercizio così esplicito di appartenenza partitica militante) in modo volutamente clamoroso. In fondo, è come un suono di tromba, che accompagna l’occupazione di un’azienda oggi a serio rischio nel conto economico e priva di una visione strategica. Già, vi fu anche il caso dell’attuale ministro – forse non per caso- della Cultura. O, in tempi andati, la suggestiva evocazione dell’editore di riferimento da parte del sempreverde Bruno Vespa.

A proposito della kermesse di Atreju, va segnalato che la testata pubblica Rainews ha trasmesso in diretta il discorso di Giorgia Meloni, presidente del consiglio e capopartito. Le competenti autorità battono un colpo? Siamo al cospetto dell’aggiramento della stessa normativa generale, senza neppure evocare la par condicio. La commissione parlamentare di vigilanza non convoca il direttore di Rainews, o si limita all’audizione di Ranucci? E l’istituzione per le garanzie nelle comunicazioni ha scelto di anticipare le vacanze natalizie?

In parlamento, oltre al disagio per l’orrenda legge di bilancio, si assiste al martellamento di conquiste importanti, come il tetto di 6Volt/m innalzato a 15Volt/m per frenare l’inquinamento elettromagnetico onde ottemperare alle richieste dei gruppi di telecomunicazioni. O si apre la strada ad ulteriori restrizioni dell’informazione libera: pensiamo all’emendamento (all’articolato della legge di Delegazione europea) del deputato di Azione Enrico Costa, teso a impedire la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare, testo ora rivisto ma senza un cambiamento sostanziale.

Le intercettazioni non vanno bene se riguardano il lavoro di cronaca, ma vanno frenate se toccano reati magari pesanti, secondo un ennesimo emendamento presentato nella commissione giustizia del Senato. 

Piove a dirotto e Il baratro si avvicina.

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