di Giuseppe Rizza
Ci va giù duro Cristiano Malgioglio durante la diretta radiofonica su RTL 102.5. Non approva affatto il primo intervento di Marco Mengoni nel corso della finalissima del Festival di Sanremo. Il cantante laziale si è presentato in compagnia di Filippo Scotti, uno dei protagonisti dell’ultimo film di Paolo Sorrentino, È stata la mano di Dio, in corsa per gli Oscar 2022 nella categoria “Miglior film straniero”. I due hanno letto una serie di post e tweet sulla kermesse musicale, che partono dai commenti più generici per arrivare alle critiche e, inevitabilmente, ai messaggi d’odio.
«Preferirei che Mengoni cantasse, perché ha una voce stupenda e non che facesse i monologhi alla Saviano, ci sono persone decisamente più portate nel fare i monologhi, lui dovrebbe fare il cantante». Sono queste le parole chiare e inequivocabili di Malgioglio, che non le manda certo a dire. Francesca Cheyenne, presente anche lei in studio, sottolinea: «Sempre schietto e sincero Cristiano, d’altronde siamo abituati a conoscerlo ed è giusto che sia così».
Rincara la dose Malgioglio: «Basta parlare dell’omosessualità e della discriminazione, lo abbiamo fatto milioni di volte, non serve più, è del tutto inutile leggere questi messaggi fake». Piuttosto infastidito, taglia infine corto sull’argomento. Un’espressione di disapprovazione dipinta sul volto è il suo modo eloquente per stigmatizzare una simile opera di sensibilizzazione sulle questioni di genere e per evitare di dar voce a coloro che lui stesso etichetta come «leoni da tastiera».
Capita sempre più spesso d’incontrare personaggi pubblici, spesso con una fanbase agguerrita al seguito, che decidono di schierarsi apertamente contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia. Rimbombano ancora nella testa di ognuno di noi le parole di Fedez, il noto rapper milanese, che in occasione dell’ultimo Concerto del Primo Maggio si è battuto in prima persona per l’approvazione del Ddl Zan. Il caos mediatico che ne seguì scosse non poco l’opinione pubblica.
Parlare di certe tematiche potrebbe sembrare ridondante, ma in molti casi è uno strumento utile quale estremo tentativo di isolare l’odio e, soprattutto, gli idioti che girovagano sul web. Il celebre Umberto Eco insegna: «I social media danno diritto di parola a legioni d’imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli».