di Marcello Cecconi
La velocità e la quantità dei messaggi che riceviamo ci costringono a vivere in una sorta di perenne presente, dove dimenticare il passato, o ricordarlo solo strumentalmente, è diventata un’abitudine. Rifuggendo da ideologiche nostalgie o stucchevoli amarcord, un giornale come il nostro, Culture Globalist, fatto prevalentemente da giovani e a loro rivolto, vuole contribuire a ricomporre le tessere del complesso mosaico di una memoria collettiva. Lo farà con una rubrica settimanale, “Tracce di memoria”, nella quale Marcello Cecconi viaggerà tra narrazioni storiche; tra fatti, stili di vita e ricordi.
Quel golpe mancato del principe Borghese
Nel dicembre del 1970 fallisce un colpo di stato in Italia. È Junio Valerio Borghese, a capo dell’organizzazione di estrema destra Fronte Nazionale, a guidare l’ancora oscuro tentativo. Alcuni golpisti erano già arrivati nel ministero dell’Interno con il progetto di arrestare il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat e uccidere il capo della Polizia Angelo Vicari, ma, prima dell’attuazione completa del progetto, arriva un’ancora misteriosa telefonata che li blocca.
Alla testa dei golpisti il monarchico Junio Valerio Scipione Ghezzo Marcantonio Maria dei principi Borghese, facente parte della nobiltà dell’estrema destra della capitale. Aveva comandato gli arditi della Decima Mas, incursori dei sommergibili alleati ma anche cacciatori di partigiani e civili, prima dell’8 settembre del 1943 e poi con la Repubblica Sociale di Benito Mussolini.
Junio Valerio Borghese
Il piano per la notte di dicembre prevedeva di occupare alcuni ministeri chiave come gli Interni e la Difesa e la sede della Rai in via Teulada, rapire il Presidente della Repubblica e di uccidere il capo della Polizia. A Roma si erano mobilitati 187 forestali e diverse decine di neofascisti di Avanguardia Nazionale, Ordine Nuovo e del Fronte Nazionale di Borghese. A Milano, invece, un intero reparto militare regolare comandato dal colonnello Amos Spiazzi avrebbe dovuto controllare Sesto San Giovanni, l’allora roccaforte comunista dell’interland milanese.
La guerra fredda e la contrapposizione dei blocchi Usa e Urss era forte. L’Italia era molto divisa. Da un lato appena un anno prima, quasi impotente, aveva assistito alla deflagrazione del fenomeno terroristico di matrice fascista che aveva portato alla strage di piazza Fontana. Dall’altro lato, dopo il terremoto della contestazione studentesca del Sessantotto e l’Autunno Caldo operaio, la cultura laica prendeva il sopravvento sulla cattolica con l ’approvazione della legge Fortuna/Baslini sul divorzio, avvenuta proprio il 1 dicembre, appena sette giorni prima del tentato golpe.
Arancia meccanica: il divisivo film visionario e violento di Kubrick
In un’anteprima assoluta a New York, il 19 dicembre 1971, si proietta Arancia Meccanica di Stanley Kubrick. Poco dopo esce in Gran Bretagna mentre va in larga distribuzione in Usa dopo le revisioni del regista e della Warner Bros. Il film incasserà 114 milioni di dollari in tutto il mondo di fronte a un costo di due milioni di dollari. In Italia, dopo la proiezione a Venezia, arriverà nei cinema dal 7 settembre 1972.
Il controverso capolavoro di Stanley Kubrick, tratto dall’omonimo romanzo distopico di Anthony Burgess, è uno dei soli due film per adulti, (l’altro è Midnight Cowboy che vinse la statuetta), a essere stato nominato come miglior film agli Oscar. L’American Film Institute l’ha inserito nella classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi e nel 2020 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
Malcolm McDowell, il malvagio Alex
Una curiosità. Stanley Kubrick pare non aver avuto mai dubbi sulla scelta dell’interprete principale, il malvagio anti eroe Alex DeLarge. Si parlava insistentemente di Mick Jagger quando ancora il regista non era arrivato alla guida del progetto, ma Kubrick si dimostrò subito talmente sicuro di Malcolm McDowell da non sottoporlo nemmeno ai classici provini. La determinazione di McDowell fu decisiva per il ruolo di Alex, disponibile a tutto durante le riprese tanto che non fece una piega quando s’incrinò una costola e subì l’abrasione delle cornee durante le riprese del film. Eppure si racconta che McDowell, al momento dell’offerta della parte, non conoscesse nemmeno il cineasta da lui confuso con Stanley Kramer, il regista di Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo e Vincitori e vinti. Poi un amico gli fece vedere 2001: Odissea nello spazio e capì.
Il primo successo dei Pooh e la complicata storia di Tanta voglia di lei
Di questi tempi, cinquant’anni fa, il primo posto nella hit parade italiana era fermamente in mano ai Pooh con Pensiero. Chi erano mai questi Pooh…si potrebbe esagerare parafrasando le parole di Roberto Roversi, che nel 1984 faceva fare a una quindicenne, nella canzone degli Stadio, la stessa considerazione per i Beatles.
I Pooh arrivavano al grande successo dopo cinque anni di gavetta nel genere beat. Da settembre a quasi fine novembre del 1971 in testa alla hit con il primo grande successo Tanta voglia di lei, solo due settimane di attesa e dall’11 dicembre ancora in testa, appunto con Pensiero che resisterà quasi fino al Sanremo successivo. Proviamo a parlare del loro primo grande successo: Tanta voglia di lei. Nacque in mezzo a tante difficoltà, tutti d’accordo con la parte melodica ma le parole della prima versione di Valerio Negrini intitolata Meno male non convincevano nonostante fossero già una seconda rilettura del primo tentativo Tutto il tempo che vorrai.
Il paroliere del gruppo sembrava non riuscire a convincere né sé stesso né gli altri e il provino di Meno male, cantato da Dodi Battaglia, fu registrato all’inizio del 1971 negli studi della Milano Recording. Anche la casa discografica non sembrava convinta e chiese al proprio paroliere, Daniele Pace, di produrre un testo con il titolo La mia croce è lei che parve però a tutti improponibile. Finalmente a Valerio Negrini venne l’ispirazione e scrisse quella che sarebbe divenuto il primo grande successo dei Pooh: Tanta voglia di lei.
“Meno male” il primo testo di “Tanta voglia di lei”