di Lucia Mora
Arrivano i primi segnali di ripartenza per il settore della musica live che è entrato in profonda crisi in seguito al lockdown. Tra i settori più colpiti dall’emergenza sanitaria si deve annoverare l’intera industria musicale: dagli artisti ai backliner, dai tecnici delle luci fino agli operatori addetti al montaggio del palcoscenico. Sono molte le voci che hanno cercato di portare l’attenzione sulla crisi che ha investito il mondo della musica, soprattutto per gli eventi dal vivo.
Pur non essendoci uno studio recente cui fare riferimento, basta considerare i dati del report “Io sono cultura” (2019) di Symbola per comprendere quanto il settore culturale e creativo – di cui la musica è parte integrante – abbia grande valore: si tratta di un patrimonio che si aggira attorno ai 250 miliardi di euro, ovvero il 16% circa del Pil italiano, con più di 1 milione di persone impiegate nel settore.
Ciononostante, una delle critiche più aspre rivolte alla politica durante e dopo il lockdown consiste proprio nella mancata valorizzazione di questa grande industria, troppo spesso abituata ad agire da sola e a vedere sminuito il proprio ruolo culturale nonché il proprio potenziale economico. Tra i tanti, a sottolinearlo è anche Giuseppe Scarpato, produttore e chitarrista di Edoardo Bennato, che in un’intervista rilasciata ad UnderTrenta lamenta l’assenza di un sindacato dedicato agli artisti: se ci fosse più coscienza di classe, probabilmente sarebbe più facile ottenere considerazione, osserva Scarpato.
Nel frattempo, però, ci sono stati diversi tentativi (tuttora in atto) di ripartenza per quanto riguarda i concerti dal vivo. Infatti, con le dovute restrizioni in termini di partecipazione e di distanziamento, l’estate 2021 ha visto numerosi artisti tornare a calcare il palcoscenico: Emma, Michele Bravi, Diodato, Lo Stato Sociale, Gianna Nannini, Piero Pelù, Ghemon e diversi altri nomi sono riusciti a portare le loro canzoni in giro per l’Italia, nonostante le evidenti difficoltà organizzative.
Molto più incerta è invece la situazione dei concerti previsti negli stadi o degli artisti provenienti dall’estero che, considerata l’imprevedibilità delle normative in continuo aggiornamento, si trovano spesso costretti a dover rinviare – quando non addirittura ad annullare – i propri tour. In questo senso, è di recente arrivata una brutta notizia per i fan europei di John Mayall, lo storico Grandfather of British Blues: con un post diffuso sui suoi canali social, ha annunciato il ritiro dalle scene e il conseguente annullamento del tour previsto per il 2022. «Ho deciso che, a causa dei rischi legati alla pandemia e della mia età che avanza, è giunto il momento di appendere le scarpe al chiodo», scrive Mayall.
Al contrario, non sembrano essersi lasciati scoraggiare dallo scenario pandemico i Måneskin, anzi: i biglietti delle loro date europee (Londra, Bruxelles, Parigi, Berlino, Praga e Amsterdam, per citarne alcune) sono andati sold out in sole due ore. Che sia un buon auspicio per il futuro? Considerando la folta rassegna di concerti prevista per i prossimi mesi, si potrebbe quasi azzardare un certo ottimismo, anche e soprattutto grazie alla nota di Palazzo Chigi che prevede un ritorno alla capienza piena per teatri, cinema e concerti.
Ottima risoluzione quindi per i festival estivi, come il “Firenze Rocks” e il “Rock The Castle”: il primo ospiterà pietre miliari del calibro di Green Day, Muse, Red Hot Chili Peppers e Metallica; il secondo invece porterà a Villafranca di Verona grandi headliner come gli Avenged Sevenfold (unica data italiana), i Mercyful Fate, gli storici Judas Priest e i Megadeth, decisamente una buona rappresentazione del meglio del metal contemporaneo. Senza contare il ritorno di Vasco, di Zucchero (con ben 14 date all’Arena di Verona) o del vociferato Bruce Springsteen (pur con l’amaro in bocca per il mancato appuntamento a San Siro).
Insomma, la musica dal vivo sembrerebbe davvero pronta a ripartire e, a giudicare dall’ingente numero di biglietti venduti finora, anche il pubblico sembra essere entusiasta.