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Andare per miniere sull'Amiata, il monte di mercurio

Le escursioni proposte da "Minierrando" sono un'occasione per visitare le gallerie e i musei di un mondo che fu. In ogni angolo della montagna un sito minerario con storie diverse.

Andare per miniere sull'Amiata, il monte di mercurio
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Sonia Boldrini Modifica articolo

10 Agosto 2021 - 21.04


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Andare per miniere sul Monte Amiata è come fare un giro nella storia industriale italiana ed europea di Otto e Novecento. Le visite e le escursioni proposte da “Minierrando”, iniziativa promossa dal Parco Nazionale delle Miniere dell’Amiata, in Toscana, consentono di visitare i 2 musei di Abbadia San Salvatore e di Santa Fiora e 4 importanti siti minerari: la miniera del Siele (Piancastagnaio, SI), quella del Cornacchino e quella del Morone (entrambe a Castell’Azzara, GR) e quella di Abbadia San Salvatore (SI).

I siti variano, il minerale è sempre lo stesso: cinabro, da cui si estraeva il mercurio (HgS) tramite processi di riscaldamento e condensazione. Una scoperta che ha cambiato la storia e la faccia di questa montagna e dei suoi paesi. In epoca moderna, tutto inizia con la miniera del Siele, la prima miniera di mercurio aperta in Italia, nel 1847 con la costituzione a Livorno dello “Stabilimento mineralogico Modigliani”. Nel 1841 un certo Domenico Conti, detto Mecone, infatti, dopo aver trovato in zona pezzi di cinabro, li aveva portati al farmacista di Pitigliano, componente della numerosa comunità ebraica di quel paese, che ne aveva inviati alcuni campioni a Livorno, a Cesare Sadun, cognato di Angelo e Salomone Modigliani che già da tempo commerciavano il cinabro proveniente dalla miniera spagnola di Almadén. 
Il mercurio veniva utilizzato dall’industria nella produzione del cloro e della soda caustica, nella fabbricazione degli strumenti di precisione (barometri, termometri, etc.), d’innesco delle armi, nella concia delle pelli, e, più tardi, nella fabbricazione delle vernici antimuffa, dei prodotti farmaceutici, degli antiparassitari.

Le visite, in calendario da agosto a settembre 2021, organizzate con escursioni giornaliere e servizio navetta, o effettuate autonomamente ci portano in siti minerari che, benché abbandonati ormai da tempo (in seguito alla crisi finanziaria del 1929 i primi, agli inizi degli anni ’70 del Novecento gli ultimi), mostrano ancora apparati industriali importanti e imponenti (forni Cermak-Spirek, Pacific), resti delle costruzioni realizzate per alloggiare gli operai, che spesso abitavano i centri lontani dalla miniera, ville e case padronali di stile tedesco o francese a seconda dei proprietari. 

Lo sviluppo delle miniere e i grandi profitti hanno attirato, infatti, su questa montagna un gran numero d’industriali e finanzieri da tutta Europa: “inizia, così, quella ‘corsa al mercurio’ che vedrà a partire dal 1870 l’apertura sull’Amiata di numerose miniere di cinabro, alcune delle quali sorgeranno proprio sugli antichi siti esplorati dagli etruschi o coltivati nel settecento dai conti Cesarini Sforza di Santa Fiora” (Francesco Serafini). Così sull’Amiata arrivano tedeschi (Filippo Schwarzenberg alle miniere delle Solforate, del Cornacchino e del Morone), francesi (Auber, Lefreve e Magnait alle miniere quella della Senna), polacchi (Yasinski alle miniere di Casa di Paolo e di Scansano) e ancora i tedeschi ad Abbadia San Salvatore.

Le miniere, e le visite, sono tutte diverse: quella alla miniera del Cornacchino, ottimamente guidata da Reno Ruggi e dal geologo Cesare Papalini (prenotazioni allo 0564951472), consente di percorrere una breve galleria originale, la Galleria Riotorta, mantenuta in ottime condizioni, con affioramento di minerale e formazione di stalattiti. Qui la miniera, il cui giacimento cinabrifero era già conosciuto dagli Etruschi, è stata aperta dal 1877 al 1919. 
Il Siele, con la sua imponente batteria di forni per l’estrazione del minerale, l’unica ciminiera sopravvissuta, la vasta superficie, oggetto di una importante azione di bonifica ambientale ma oggi in uno stato di abbandono, che non consente, purtroppo, di visitare il villaggio dei minatori e la villa padronale.
Il Morone, su una collina sotto all’abitato di Selvena, sovrastata dai resti di una rocca che gli Aldobrandeschi già utilizzavano nel Medioevo per controllare questa importante zona estrattiva.

E poi la miniera di Abbadia San Salvatore, che, costituita nel 1897 a Livorno da Vittorio Emanuele Rimbotti e da alcuni finanzieri tedeschi di Friburgo, sarà nei primissimi anni del Novecento la più importante del Paese e la seconda d’Europa dopo quella spagnola di Almadén. Qui il lavoro di bonifica, recupero e musealizzazione è stato lungo, imponente e tutt’ora in corso. Il museo, con il suo percorso sotterraneo (galleria ricostruita al livello VII), quello multimediale “I luoghi del mercurio”, quello documentale della Torre dell’Orologio e un percorso all’aperto, consente davvero di approfondire la conoscenza della storia mineraria dell’Amiata. Le testimonianze di chi in miniera ha lavorato con tutta la fatica e i pericoli che questo comportava aiutano a capire meglio la realtà lavorativa e sociale delle varie epoche.
Molte, come “Geologi per un giorno” o “Eslporatori di miniere”, sono anche le iniziative pensate per i bambini. 
Le miniere dell’Amiata vi aspettano, quindi, non c’è che da andare.

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