E’ scomparso , ad 80 anni, Roberto Calasso, figura emblematica del panorama culturale italiano.
Il suo nome è legato alla storia della casa editrice Adelphi, da lui fondata nel 1965 insieme a Luciano Foa e Bobi Bazlen e diretta dal 1971, ma anche alla produzione propria di libri impegnativi e affascinanti come “Le nozze di Cadmo e Armonia”, che dal 1988 ha superato le seicentomila copie e un’altra ventina di titoli, tra cui il romanzo “L’impuro folle”.
Nelle sue opere è ben visibile l’influenza dei suoi maestri, più volte ribaditi, da Nietzsche a Adorno, da Kafka a Karl Krauss e Walter Benjamin, ma come ha scritto Citati: ”ha attraversato la loro opera, se ne è nutrito fino alle minime cadenze dello stile e della punteggiatura, solo per dimenticarli. Se tutto nella sua mentalità e nella sua educazione lo predisponeva ad essere un saggista filosofico, il caso, gli astri o altri libri hanno voluto che egli diventasse molto di più: uno scrittore”
I suoi scritti sono sempre opere complesse e, pur avendo quindi ognuno un tema o un personaggio centrale, è difficile dire nel particolare di cosa parlino non perché divaghino ma per quel seguire una logica interna che non conosce confini, con un discorso che ne attira un altro e gioca per rimandi e sovrapposizioni. Ed è questo che permette all’autore di dire che tutti i suoi libri sono capitoli di un’unica opera, che assomiglia a un albero che cresce e si dirama in molteplici e imprevedibili direzioni, a le quinte della nostra mente.
La camera ardente di Calasso sarà allestita oggi nella sede della sua Adelphi, a Milano, che con il sindaco Beppe Sala piange “un pilastro sui cui la nostra comunità può costruire il futuro”. Dal ministro Dario Franceschini al presidente dell’Aie Ricardo Franco Levi, il mondo della cultura rende omaggio a un intellettuale che ha segnato il ‘900, “figura carismatica e coraggiosa” nel ricordo del Salone del Libro. “Per noi che rimaniamo qui, orfani di te e figli dei tuoi libri, rimarrai nella Mente. Come dicevi tu”, dice Elisabetta Sgarbi.