Venezia è a concreto rischio di entrare nella lista nera dei siti Unesco, una cinquantina su un totale di 1.100, per la questione annosa e irrisolta delle grandi navi che continuano a creare danni al delicato ecosistema della città lagunare. A poche settimane dall’assemblea annuale dell’Unesco prevista dal 16 al 31 luglio gli esperti dell’agenzia dell’ONU inviano all’Italia quello che sembra un ultimo avvertimento: per la questione delle grandi navi a Venezia “occorre urgentemente una soluzione di lungo periodo”, che dia massima priorità all’ipotesi di “impedire totalmente” e da subito l’accesso in Laguna, preferibilmente “reindirizzandole verso porti più adatti nell’area”.
E’ dalla risoluzione di Istanbul del 2016 che l’Unesco aveva richiesto interventi rapidi al nostro governo che, nonostante l’attuazione del decreto Clini-Passera del 2012 che proibiva il transito di natanti superiori a 40mila tonnellate di fronte a San Marco, di fatto è stato reso inattuato con deroghe in attesa di soluzioni definitive. Il campo delle contestazioni, oltre le grandi navi che continuano a transitare davanti a San Marco, anche sulla difficoltà di tenere sotto controllo l’aggressività del turismo di massa da un lato e l’abbandono irreversibile del centro storico da parte degli abitanti dall’altro. La replica fumosa fu l’indicare, in ipotesi, il far attraccare le navi da crociera a Marghera attraverso il Canale Vittorio Emanuele scavato con lo scopo di arrivare a Marittima evitando il Bacino di San Marco. Un’operazione che, tutti i veneziani sapevano, avrebbe avuto tempi lunghi sempre ammettendo che sia accettabile l’intervento di scavo sul fondale. Abortito anche ogni tentativo di tenere sotto controllo i flussi turistici con tornelli di accesso e prenotazioni obbligatorie.
L’alibi della pandemia, che ha tolto a Venezia un anno di turismo, non sarà sufficiente a spiegare perché il tempo non è stato utilizzato per mettere in cantiere soluzioni e, adesso, l’Unesco è pronta a dare l’aut aut. Perciò il ministro della Cultura Dario Franceschini, subodorandolo, da qualche giorno stava già sostenendo la decisione di proibire il passaggio delle grandi navi dal Canale della Giudecca a partire dal 5 luglio ma con sindacati, portuali, il presidente della regione Luca Zaia e il sindaco Luigi Brugnaro, più favorevoli a una soluzione intermedia con attracchi a Marghera e solo a partire dal 2022.
“Purtroppo la decisione dell’Unesco è nell’aria da tempo. – dichiara il ministro – È l’annuncio di una possibile decisione del Comitato Mondiale di metà luglio riguardo l’inserimento di Venezia nella lista del patrimonio in pericolo sarebbe una cosa molto grave per il nostro Paese” – e aggiunge – “Credo che non ci sia più tempo per esitare. Abbiamo già fatto un passo importante con l’ultimo decreto legge sulla destinazione definitiva dell’approdo delle Grandi Navi fuori laguna. Adesso ritengo che vada fatto qualcosa di più, come impedire da subito il passaggio delle grandi navi nel Canale della Giudecca”.
Indispettito il commento di Luciano Mazzolin, portavoce dei No Grandi Navi: “Fanno bene a mettere Venezia nella lista nera, perché noi stiamo prendendo in giro l’Unesco da anni. E mi riferisco alle promesse non mantenute, di Brugnaro, Zaia e dei governi che si sono succeduti senza mai prendere una decisione”.
Venezia, a luglio, sarà al centro dell’attenzione mondiale ospitando il G20 dell’economia presso l’Arsenale e il ministro Dario Franceschini vorrebbe evitare il contemporaneo schiaffo dal massimo organismo culturale mondiale.