di Linda Salvetti
C’era una volta la Via dell’Amore, un sentiero lungo poco più di un chilometro, sospeso sul mare tra le pareti rocciose della Liguria, nel cuore del parco nazionale delle Cinque Terre che guidava i passi della gente e le loro abitudini. Laddove c’era una volta la Via dell’Amore, oggi ci sono transenne che vietano l’accesso, ricordi e pietre ammassati gli uni sulle altre, dove ancora giacciono i lucchetti di tutti gli innamorati che sono passati di lì. Nel settembre del 2012 un costone di roccia franò sul tracciato, ferendo quattro turiste australiane e sbarrando la via alle masse di visitatori che ogni anno arrivano da tutto il mondo per attraversarla. Da allora è chiusa.
Dopo quasi dieci anni si mette mano al suggestivo sentiero, con l’intento di renderlo percorribile. I ministeri dell’Ambiente e della Cultura, il Dipartimento nazionale di protezione civile e la Regione Liguria hanno stanziato 16 milioni e mezzo per finanziare un ambizioso bando per riqualificare e la mettere in sicurezza i costoni e la passeggiata dell’amore. Se tutto va bene, i lavori dovrebbero durare tre anni e mezzo o poco più. Per riscoprire un cammino che è al tempo stesso memoria storica, patrimonio culturale Unesco e ambiente incontaminato da ripercorrere da Riomaggiore a Manarola, o viceversa, a piedi. Una strada mutata nel tempo, sotto lo sguardo distratto della pubblica amministrazione, ma rimasta intatta nei canti dei poeti e nelle quotidiane passeggiate dei pescatori, dei viticoltori e dei commercianti di quei luoghi.
Per il vignaiolo Heydi Bonanini, cresciuto a Riomaggiore, la Via dell’Amore non è solo una meta turistica ma bensì, mi racconta con un po’ di ironia e nostalgia, “è una delle principali strade del paese e ne sento la mancanza. Quando s’era ragazzi, ci si andava spesso la sera “ad amoreggiare” oppure la mattina a correre. Oggi, è come se un pezzo del paese fosse chiuso ed è persino diventato difficile muoversi da un abitato all’altro. Adesso, per raggiungere Manarola, ci si deve spostare in treno oppure in macchina. Non è il massimo della vita. Come tutte le Cinque terre, se non la si salvaguardia, pure la Via dell’Amore frana, nonostante la sua celebrità.”
Invece, per Bartolomeo Lercari, agronomo e viticoltore a Vernazza, la Via dell’Amore è unica nel panorama italiano e certo una grande attrazione per milioni di turisti. “Ma ho paura”, dice, “di un ulteriore cementificazione, a danno della nostra macchia mediterranea. A suo tempo, gli interventi fatti sul sentiero furono un vero e proprio scempio per la sovrintendenza delle Belle Arti. Inoltre, se per ragioni di sicurezza si tiene chiusa la Via dell’Amore, per lo stesso motivo, dovrebbero essere chiusi tutti i sentieri che si inerpicano tra le vigne o che vanno verso le frazioni in collina, in quanto ben più pericolosi.”
La Via de l’Amùu, per dirlo in dialetto ligure, deve le sue origini proprio agli antenati degli abitanti che oggi la attraversano. La sua storia comincia all’inizio del Novecento da un’iniziativa popolare. Terminata la costruzione della rete ferroviaria tirrenica, nel 1930, gli abitanti del luogo decisero, con le proprie forze, di unire i due tratti di strada preesistenti, l’uno da Manarola e l’altro da Riomaggiore, in un unico percorso pianeggiante di circa 800mt e scavato nella roccia a 30mt s.l.m., chiamato “Strada Nuova”. Si racconta poi, che su quel sentiero dopo qualche giorno, cominciarono a passeggiare gli innamorati. E una notte qualcuno, su una pietra all’imbocco della strada, con un pennello scrisse: “Via dell’Amore”.
Oggi, l’operazione di ricostruzione di questo “amore dismesso” è in parte merito di due donne, che non hanno mai smesso di combattere per salvare un bene paesaggistico e monumentale di tale importanza: la presidente del parco nazionale delle Cinque Terre, Donatella Bianchi, e la sindaca di Riomaggiore, Fabrizia Pecunia, nipote di uno degli operai volontari che scavò il sentiero, agli inizi dello scorso secolo, che in un’intervista su Repubblica dice: “Subito dopo la frana, sembrava che fosse tutto perduto per sempre. Ma nonostante le difficoltà sono sempre stata convinta che la Via dell’Amore dovesse essere finanziata dal pubblico”.
Si lavorerà su quello che può sembrare il set cinematografico di un’azione spericolata di salvataggio di James Bond: una parete verticale, su cui i materiali saranno trasportati con una teleferica mentre gli operai si caleranno dall’elicottero. In più ci sarà una struttura galleggiante allestita su un pontone.
Tuttavia, a quasi cent’anni dalla sua nascita e a qualche anno dalla sua ri-nascita, dopo numerosi crolli dovuti alla stato di poca manutenzione, all’aggravarsi delle condizioni del versante e al progressivo stato di abbandono delle terre a monte della strada, c’è da chiedersi quale sia il sentimento attuale di questo luogo.
“Sballottato come l’osso di seppia, diventerà un albero rugoso o una pietra levigata dal mare?”