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Conflitti, programmi di pace e spie: così le serie tv raccontano il mondo di Israele

Dal cacciatore di terroristi alla donna che riconverte aziende di armi agli ultraortodossi, fiction su Netflix, Sky e il cinema israeliano affrontano i temi più scottanti

Conflitti, programmi di pace e spie: così le serie tv raccontano il mondo di Israele
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13 Maggio 2021 - 19.23


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Le notizie sopraggiunte nelle ultime settimane da Israele stanno tenendo il mondo col fiato sospeso, come è già accaduto in passato. Mentre continuano gli scontri, i lanci di razzi e i raid tra Israele e i Territori palestinesi, incombe la possibilità di un’invasione via terra di Gaza da parte dei militari dello Stato ebraico.

In una terra in cui i conflitti arabo-israeliani non sembrano mai cessare dal 14 maggio 1948, quando dopo la Dichiarazione d’indipendenza israeliana scoppiò una guerra tra gli stati arabi e il neonato Stato di Israele, molti sono stati i prodotti cinematografici e televisivi che hanno cercato di raccontare la complessità di questa parte di mondo in conflitto praticamente da sempre, un modo utile per saperne di più su un universo decisamente complicato.

Ed è proprio Israele che negli ultimi anni si è distinto tra i leader nella produzione, soprattutto di serie tv. Proprio sui conflitti in corso si incentra “Fauda” (in arabo “caos”), serie ideata Lior Raz e Avi Issacharoff, molto popolare anche in Italia, disponibile su Netflix. 
Ed è proprio Lior Raz ad interpretare il protagonista, Doron Kabilio, un comandante del Mista’arvim, l’unità speciale dell’esercito israeliano, un corpo scelto con soldati specificamente addestrati per camuffarsi da arabi per catturare i terroristi palestinesi, con operazioni dure e pericolosissime anche per i civili. Nella prima stagione dà la caccia alla Pantera, un superterrorista di Hamas, nella seconda ad una cellula dello Stato islamico, nella terza entra sotto copertura a Gaza in un’escalation di azioni spietate.

Sempre su Netflix troviamo “Teheran”, con protagonista Tamar Rabinyan (Niv Sultan), nata in Iran ma cresciuta in Israele, hacker informatica che lavora per il Mossad cui viene affidata una missione pericolosa: tornare in Iran e manomettere la centrale nucleare iraniana.
Su Sky, targata BBC, c’è “The Honourable Woman – Di Chi ti Puoi Fidare?” con Maggie Gyllenhaal nel ruolo di Nessa Stein, anglo-israeliana che alla morte del padre, sionista industriale delle armi, riconverte le sue aziende per un progetto che favorisca il dialogo di pace.
Tra le serie attualmente più amate e più viste su Netflix “Shtisel”, ambientata nel mondo a noi lontanissimo degli ebrei ultraortodossi, in cui vediamo così nella quotidianità l’applicazione delle regole dell’haredi, quei precetti religiosi da rispettare, dalla combinazione di matrimoni all’abbigliamento ‘modesto’, dalle donne procreatrici di figli (come reazione alla Shoah) alla pratica del Talmud, dal divieto di internet alle rigide separazioni tra i sessi. Qui la Palestina entra poco, ma Israele diviso al suo interno sì. 
Se invece andiamo più indietro nel tempo, la serie “BeTipul” ha riscosso tanto successo da esser stato replicato in negli Usa (“In Treatment”) e Italia. Emblematico anche il film d’animazione “Valzer con Bashir” del 2008 scritto e diretto da Ari Folman sul massacro di Sabra e Shatila del 1982. 

Molti altri ancora sono gli esempi della forza narratrice di questa cinematografia e del potere della suggestione per spettatori che ben poco sappiamo di quel Medio Oriente.

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