Dopo interminabili mesi, riparte la stagione del cinema in sala, e anziché riproporre film già ampiamente usurati dalle piattaforme, cinque saranno i principali titoli delle programmazioni, uno su tutti “Rifkin’s Festival”, di Woody Allen, che ha scelto per questo progetto attori del calibro di Gina Gershon, Wallace Shawn, Louis Garrel, Christoph Waltz e Elena Anaya.
Da sempre ispirato dai territori europei, questa volta il regista ha deciso di portare sul grande schermo il Festival di San Sebastian, una tra le più antiche kermesse cinematografiche del mondo, che fa da sfondo alle vicende. È proprio qui che finisce, suo malgrado, l’ex professore di storia del cinema Mort Rifkin (Wallace Shawn), perché la moglie Sue (Gina Gershon) è una press agent che lavora per un regista francese di nome Philippe (Louis Garrel). Quando scopre che sua moglie ha una relazione col ben più giovane regista, Mort cerca conforto nella dottoressa Jo (Elena Anaya), in crisi col marito e attratta dalle passioni letterarie del suo ipocondriaco paziente. Le coppie scoppiano, ma nella crisi il maturo professore ritroverà la voglia di vivere.
C’è chi ipotizza che il film sia il testamento del regista, che potrebbe dire addio alle scene dopo tanti anni. Secondo la rivista Rolling Stones: “Rifkin’s Festival è un film struggente e testamentario perché sembra chiudere tanti discorsi lasciati volutamente aperti in cinquantacinque anni di cinema, e perché riesce finalmente a gioire del bruttismo della vita. È un film dove è sempre il cinema a salvarti, dove l’incomprensibilità e la rabbia per il nostro essere mortali paiono improvvisamente pacificate, dove le storie d’amore sono sempre mancate o immaginarie come quelle che vedi sullo schermo”.
Tra le altre pellicole in programmazioni emergono “Corpus Christi” di Jan Komasa, film rivelazione alle Giornate degli Autori di Venezia e finalista all’Oscar, con Bartosz Bielenia, Aleksandra Konieczna, Eliza Rycembel, Tomasz Zietek. È la storia di Daniel, ventenne e reduce dal carcere per un crimine giovanile, e del rapporto con la fede.
Segue “Due” di Filippo Meneghetti con Barbara Sukowa, Martine Chevallier, Léa Drucker, che racconta la complicata storia d’amore di due signore in età che vivono in due appartamenti contigui. Sempre sulla scia delle storie d’amore strappalacrime c’è “All my life” di Marc Meyers con Jessica Rothe, Harry Shum Jr., Marielle Scott.
Ultimo ma non ultimo, “Pieces of a woman” di Kornel Mundruczo con Vanessa Kirby e Shia LaBeouf, premiato a Venezia con cui si è rivelato il fresco talento di Vanessa Kirby, nel ruolo di Martha privata della sua prima figlia a poche ore dal parto.