di Manuela Ballo
Napoli riesce sempre a far miracoli e non tutti sono frutto dell’intervento di San Gennaro. Il miracolo è un elemento naturale di questo territorio e si manifesta nel carattere delle sue genti. Oggi possono vantare un record: sono riusciti a produrre, nel 2020, ben quaranta titoli di film e fiction, nonostante il blocco di ogni produzione nei mesi del lockdown. Le riprese sui set, dall’estate scorsa, hanno coinvolto un migliaio di maestranze campane solo nei reparti tecnici, senza considerare gli attori e i figuranti. Un anno di riprese e di lavoro mentre l’Italia della cultura e dell’arte è stata nella sostanza bloccata dalla pandemia. La Campania è la Campania e i suoi spettacolari spazi e il suo clima, uniti alla creatività degli operatori, le hanno permesso di essere il set ideale dove girare serie televisive, film e documentari.
L’elenco delle produzioni è abbastanza lungo: si va da ‘Il commissario Ricciardi’, la fiction della Rai tratta dai romanzi di Maurizio de Giovanni a ‘Mina Settembre’, altra fiction, tratta anche questa dai racconti dello stesso autore. L’ultima serie prodotta, quella su Ricciardi, ha confermato la grande maturità raggiunta dalla Campania nella capacità di accogliere e gestire grandi processi produttivi di carattere industriale: in 16 settimane di lavorazione in Campania su 25 totali, con una troupe di oltre 100 persone oltre al cast e alle numerose comparse coinvolte, le riprese hanno interessato 36 diverse location.
C’è un lavoro capillare dietro queste scelte, quello della “Film commission“, fondazione della Regione Campania, presieduta da Titta Fiore e diretta da Maurizio Gemma. Da anni la fondazione opera per promuovere il territorio favorendo la produzione di film e serie televisive, alcune capaci di affrontare anche il mercato internazionale. Napoli e la Campania hanno molte facce e la complessità degli scenari permette mutamenti di scena come fosse uno studio di posa: dai teatri San Carlo al complesso monumentale dell’Annunziata, dalla seicentesca chiesa di San Ferdinando a Piazza Plebiscito, dalla Reggia borbonica di Procida al borgo di Nocera Inferiore. E Spaccanapoli, i Quartieri spagnoli e la città sotterranea, nascosta ma non più segreta. Titta Fiore, presidente della Fondazione lo rileva all’Agi: “Le narrazioni sono tante e Napoli si presta a tante narrazioni. La città ha mille facce e non è mai stata legata a un’immagine sola. Quelle di ‘Gomorra’, che l’hanno riportata al centro dell’attenzione dei produttori, rappresentano bene un genere narrativo. Ma c’è spazio per ogni tipo di fiction, perché si possono attraversare tanti aspetti di una città-mondo qual è Napoli”.
Non è stato facile far girare i film e le fiction tanto che per assicurare i tamponi in ogni produzione, la Regione Campania ha dovuto investire un milione di euro. Così pure in mezzo a improvvisi stop e alle inevitabili lentezze sono andati avanti progetti importanti, compresi quelli che erano iniziati come ‘Gomorra’ e la terza serie de ‘L’amica geniale’. Per non dire delle pellicole di Salemme e di Martone su Scarpetta, o dei film di Rubini sui fratelli De Filippo e di Placido su Caravaggio. O l’atteso ritorno de ‘I bastardi di Pizzofalcone’. Napoli e la Campania sono diventate il principale centro di produzione italiano in questo terribile anno di transizione.
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