di Marcello Cecconi
Natalia Marino è la nuova direttrice di Patria Indipendente, il periodico dell’Anpi. È la prima donna chiamata a dirigere la voce dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia che si sta riqualificando nella sua versione online già esistente da qualche anno. Il giornale nasce come un quindicinale di carta in formato lenzuolo nel 1952, alla vigilia delle leggi di Scelba. Lo volle l’Anpi in un passaggio critico per la storia del paese nel quale si voleva rimettere in discussione le conquiste dei partigiani che da vincitori correvano ora il rischio di essere attaccati o dimenticati. C’era bisogno di dar voce a coloro che si erano battuti per liberare l’Italia dal nazifascismo e di dare indipendenza al nostro paese. Da qui il nome: quasi un’invocazione perché non ci si dimentichi mai di difendere la Patria. Da qualche anno è stata abbandonata la carta e scelta la via del digitale. Ecco, in un colloquio telefonico a tarda sera, come mi racconta di lei e di quale impronta darà alla testata che è stata chiamata a dirigere.
Che significato ha per Natalia Marino essere chiamata a dirigerlo?
Ho collaborato per tanti anni alla rivista come vice-capo redattore. Ho accumulato un bel po’ d’esperienze e posso dire di conoscerla nella sua complessità. Sono convinta, quindi, che il Presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, mi abbia chiamata all’incarico non solo per specificità di genere ma proprio grazie alle competenze accumulate, anche se sicuramente il segnale è evidente. Io e Gianfranco per anni abbiamo lavorato fianco a fianco in questo giornale che lui ha diretto con passione e che ha lasciato, a malincuore, dovendo assumere, dopo la prematura scomparsa di Carla Nespolo, il massimo incarico in Anpi. Carla era stata il primo grande segno di novità e rottura nell’Anpi: la prima donna, anche se non partigiana, a presiedere l’Associazione. Veniva da una famiglia di fortissima tradizione antifascista e partigiana e per questo era stata scelta. Ecco, la mia idea è quella di inserirmi proprio nel solco di Carla, per dare spazio e voce alle tante donne che da tempo sono nell’Anpi a dirigere sezioni o comitati provinciali con impegno e serietà.
Cosa significa oggi essere antifascista? E’ solo un’adesione politica o la scelta di aderire alla vostra associazione ha motivazioni più profonde?
Per me e per il giornale e per tutta la nostra squadra – la redazione una casa – è qualcosa in più: un modo di interpretare la vita nel segno della nostra storia democratica, nel segno di una memoria che non è solo ricordare il passato ma riportare e tradurre nel presente quello che siamo, gli eredi di chi ha combattuto e di chi è morto per un futuro migliore. L’Anpi e il giornale vogliono declinarsi con la formula “volontari della democrazia”, dove noi siamo osservatori ma anche protagonisti, siamo una voce attiva per incidere nella realtà attraverso la capacità di osservarla e leggerla.
Per un giornale on line come quello che dirigi è importante avvicinare anche i giovani e giovanissimi: che uso fate dei social?
Si, certo. Al di là della redazione e del computer, un grande lavoro lo facciamo con lo smartphone, proprio come i nativi digitali. I social raccontano un paese, qualche volta deformato ma lo raccontano, e quindi sono importanti come terreno di dialogo ed è per questo che vi dedichiamo molta attenzione, soprattutto al linguaggio. Sappiamo bene che le piattaforme sono strumenti che devono essere usati con oculatezza e che bisogna saperli leggere perché l’immediatezza e il flusso continuo possono creare distrazione ma ci staremo attenti e cercheremo di usarli sempre più. Così le nostre informazioni arriveranno con maggiore facilità e velocità anche a pubblici che fino ad ora era difficile raggiungere.
Come approccerete, nel giornale, il pericoloso fenomeno del negazionismo?
È davvero inquietante ma quello che possiamo fare è molto. Il giornale deve tenere gli occhi aperti e raccontare anche le ombre, che vanno viste, perché pericolose quando ti arrivano da dietro. Nel contempo deve raccontare anche una bell’Italia che c’è, che ora sta soffrendo, è dolente ma è viva e non gli manca la forza di reagire. Dobbiamo raccontarla con occhio attento, appassionato ma disilluso nello stesso momento, e privo di pregiudizi.
Come giornalista, quando scrivi e metti online il pezzo chi immagini lo andrà a leggere?
Oggi abbiamo la possibilità di conoscere i lettori attraverso strumenti informatici. Sappiamo che il nostro giornale ha lettori di ogni età. Siamo sicuri che aver scelto di farlo online non ci porterà a perdere i lettori di una certa età in quanto, oltre al sito, usiamo Facebook che ormai come sappiamo è abitato dai più maturi. Proprio per questo ultimamente abbiamo aggiunto anche Instagram, social più amato dai giovani. Il nostro giornale è destinato a ogni generazione e, proprio come l’Anpi, è un ponte fra le generazioni.