Stefano D’Orazio
, il batterista del Pooh ci ha lasciato a 72 anni (clicca qui per la notizia). Un altro colpo per lo spettacolo italiano. Una serie infinita di generazioni di donne e uomini si sono ritrovati improvvisamente più soli ieri sera, un uppercut che ha rischiato di mandare kappaò una parte delle nostre emozioni, dei nostri sogni, dei nostri amori e dei nostri ricordi.Ma la lavagna dei sentimenti non si può cancellare, semmai si può sovrascrivere, e così il suo battere e levare dalla sua fiammante Ludwig è stata, è e sarà, la struttura solida che sorregge ed estetizza la melodia pop dei Pooh. La colonna sonora della vita di molti di noi, quella delle pause speciali, che facevano, fanno e faranno battere il cuore e recuperare l’energia spesa nel funk delle discoteche. Arrivò con i Pooh a settembre del 1971, appena in tempo per Tanta voglie di lei, storica canzone del gruppo.
Eppure anche su questo in rete la polemica si accende, addirittura sulla quota concorsuale di responsabilità del virus sulla sua morte. Loretta Goggi in diretta TV ieri sera, durante il programma Tale e quale su Rai 1, lo ha annunciato così: “Il covid ha colpito ancora“, aggiungendo poi fra le lacrime “Non sapevo avesse una patologia pregressa“. Liberoquotidiano.it ha riportato in un articolo l’annucio della Goggi e in un successivo il tweet polemico di Selvaggia Lucarelli “È morto Stefano D’Orazio, uno dei tanti anziani improduttivi del paese. Con il pil dei Pooh saremmo usciti dalla crisi economica in due giorni”. Chiaro il riferimento a quello che aveva detto in settimana, relativamente agli anziani, il Governatore della Liguria Giovanni Toti. I post dei lettori si sono moltiplicati.
La polarizzazione fra chi dice di essere preoccupato per la pandemia e chi invece sostiene che si sta alimentando la paura senza ragioni evidenti, è sempre più marcata. Forza dei social che riescono a mostrare continuamente la divisione culturale-ideologica in ogni evento, compresi quelli di sofferenza individuale.