Nella notte tra venerdì e sabato 25 aprile è morto nella una clinica romana di Villa Margherita a quasi 89 anni Nicola Caracciolo: giornalista, e fin qui ce ne sono tanti, apparteneva alla famiglia nobile dei Caracciolo, e fin qui la notizia entrerebbe nelle rubriche di gossip, e invece è stato un uomo impegnato in prima persona per tutta la vita nelle battaglie per l’ambiente quando l’ambiente non era nell’orizzonte culturale e politico di nessun partito né nella consapevolezza dei più. Un pioniere, era presidente onorario di Italia Nostra, l’associazione in cui aveva militato.
Tra le sue battaglie più significative, aveva levato la voce contro il nucleare: ricorda Sergio Rizzo su Repubblica di oggi domenica 26 che si stese sui binari durante una protesta contro la centrale nucleare di Montalto di Castro, altri manifestanti furono denunciati, lui si autodenunciò e affrontò il processo. Ultimo cimento, la lotta contro il progetto in corso dell’autostrada Tirrenica in Maremma che riteneva uno scempio e una devastazione. Come giornalista e divulgatore non va sottovalutato il suo lavoro di saggista e in documentari tv sulla Seconda guerra mondiale, sulla Shoah, sulla Repubblica fascista di Salò, tra cui l’inchiesta televisiva Il coraggio e la pietà sulla vita degli ebrei nell’ultimo conflitto e le persecuzioni antisemite. Per la Stampa aveva fatto il corrispondente dagli Stati Uniti.
Nicola Caracciolo era nato il 19 maggio 1931 a Firenze, nella famiglia dei principi di Castagneto. Era figlio di Filippo Caracciolo e Margaret Clarke, fratello minore di Carlo, fondatore del gruppo Espresso e di Repubblica insieme a Eugenio Scalfari, e di Marella, moglie di Gianni Agnelli. La famiglia porterà le ceneri a Garavicchio, nel Comune di Capalbio (Grosseto). Apparteneva a quel mondo di Capalbio definito “radical chic” con disprezzo soprattutto da certa destra perché lo temeva, eppure se oggi un argomento come la difesa dell’ambiente è sulla bocca di tanti è merito di persone schierate come Nicola Caracciolo.
Ha divulgato ieri, sabato, la notizia della morte la presidente di Italia Nostra Ebe Giacometti: «Nicola Caracciolo, ambientalista sempre in prima linea, sosteneva che le “grandi opere” fossero l’origine della corruzione del nostro Paese e la cronaca ci ha sempre dimostrato quanto avesse ragione. Ma voglio ricordare l’amico, la guida gentile che ci invitava a capire i punti di vista dei tanti territori, gli umori e le debolezze del suo “popolo”, Italia Nostra. Un popolo, una “comunità” che ha sempre amato visceralmente anche nei momenti più dolorosi della sua lunga vita». Infine la responsabile dell’associazione scrive, con una nota personale che è anche un ritratto in breve della figura di Nicola Caracciolo: «Del mio rapporto con Italia Nostra devo a lui tutto. Mi ha insegnato che non bisogna mai abbassare la guardia ed essere sempre idealisti. Bisogna parlare con tutti per capire i diversi punti di vista. Poche parole, se significative, sono meglio di tanti sproloqui».