di Marco Buttafuoco
Si sta parlando molto, un po’ a sproposito, di una “profezia” pronunciata da Bill Gates nel 2018, sulla possibilità di una prossima pandemia che sarebbe potuta partire dall’Asia meridionale per colpire duramente l’umanità. Bill Gates, non è un profeta, è solo un uomo di notevolissima intelligenza e di grande preparazione culturale. Da anni, forse da decenni gli specialisti paventavano la grande Epidemia, il Big One (e non è detto che Covid-19 lo sia). Fra i libri che l’uomo di Microsoft ha probabilmente letto e meditato c’è un testo, uscito in Italia, per i tipi di Adelphi nel 2014: il titolo è Spillover (tracimazione più che contagio, di patogeni da specie animali all’uomo); l’autore è David Quammen, un grande giornalista scientifico nord-americano. Il libro è uno di quei reportage anglo-sassoni capaci di spiegare argomenti complicati (complicatissimi) a un pubblico di profani con linguaggio chiaro, talora, addirittura, ironico. Lo lessi un paio di anni fa, rimanendone, ovviamente inquietato. Riletto ora, è un libro fondamentale, che certo non sgombra le nubi che gravano sulla nostra vita, ma le inquadra in prospettive razionali e fa giustizia di tante inutili diatribe che infestano i social e che agitano le nostre ore (complottismi, ricette magiche della politica). Naturalmente non sono un virologo, né uno scienziato, ma credo che il libro sia diretto proprio a chi vuole informarsi non banalmente su temi tanto importanti.
I virus non sono un portato della moderna civiltà industriale, sono microrganismi esistenti da epoche lontanissime, ma scoperti dalla scienza solo in tempi recenti. A differenza dei batteri, non possono essere trattenuti in appositi filtri, poiché sono infinitamente più piccoli. La loro esistenza si è più che altro dedotta e solo scoperte recentissime hanno potuto individuarne le sequenze genetiche. Di alcuni, caratterizzati da sequenze a DNA, si sono fissate alcune caratteristiche, paiono più stabili e tendono a replicarsi secondo modelli prevedibili.
Di solito preferiscono l’organismo umano per le loro scorribande (fra loro gli Herpes virus, il vaiolo, i papillomi virus). Gli altri hanno una struttura RNA e sono mutevoli e facilmente adattabili. Se il loro organismo serbatoio (scimmie, uccelli migratori, pipistrelli) sono catapultati in situazioni ecologiche diverse, non hanno difficoltà a cercarsi nuovi habitat, in cui si tentano di adattarsi, mutando pelle e comportamenti.
I loro nomi sono HIV, febbre gialla, Dengue, rabbia, morbillo, parotite, Ebola, corona virus (o SARS- cov) e tutti i patogeni del raffreddore e dell’influenza. Eccoci. Sono ovviamente resistenti agli antibiotici e mutano, mutano. La loro imprevedibilità aumenta la loro pericolosità, rallenta la ricerca di un vaccino antagonista. Qualcuno di questi, o uno nuovo, affermava Quammen nel 2012, anno dell’uscita del libro negli USA, potrebbe colpire duramente il mondo, e probabilmente sarà uno dei tanti virus RNA dell’influenza, malattia quanto mai imprevedibile.
Nessuna preveggenza, lo scrittore aveva parlato a lungo con virologi di tutto il mondo, aveva viaggiato con loro nelle foreste dell’Africa o lungo i fiumi limacciosi dell’Asia. Aveva studiato a fondo la vastissima letteratura sull’argomento, cercando di districare, per quanto possibile, la fittissima rete di connessioni fra storia dei microorganismi, condizioni ecologiche e ambientali, modelli matematici e tentativi sperimentali, scoperte genetiche e pratiche umane: i templi dell’India popolati di scimmie portatrici di virus e oggetto di foto e selfie per i turisti, il consumo di carne di scimmia in alcune popolazioni africane.
Seicento pagine di dati, analisi, supposizioni, racconti di viaggio, percorse da una riflessione fondamentale. L’uomo sta facilitando il passaggio di questi microrganismi dagli animali che facevano loro da serbatoio grazie a pratiche insensate. Se vengono distrutte parti dell’habitat forestale a vantaggio dell’agricoltura, è chiaro che i coltivatori e i loro animali verranno più facilmente a contatto con le deiezioni dei pipistrelli (solo un esempio). È altrettanto chiaro che agglomerati urbani immensi, con periferie vicine alla giungla daranno ai virus più occasioni di contagio. Le zoonosi, passaggi di microrganismi dagli animali all’uomo, sono sempre più facilitati da un’espansione demografica spropositata.
I virus sono sempre esistiti, ma oggi hanno più occasioni di “viaggiare” di quanto ne avessero secoli fa. Come per il cambiamento climatico le istituzioni mondiali confinano questi rischi fra le ipotesi di scuola, salvo perdere la testa davanti al primo allarme. Potremmo dire che distruggiamo i boschi per avere più carta igienica e lasciamo campo ai virus che domani ci indurranno a saccheggiare le riserve di carta igienica stessa.
Nelle pagine finali Quammen lascia capire che la vera pandemia è il totale dominio dell’uomo sull’ambiente (parole dure per tutti noi, non solo per chi ci governa), ma afferma chiaramente anche che l’uomo è più intelligente dei patogeni e ha possibilità di attrezzarsi. Lo vogliamo davvero? Siamo davvero sicuri che, quando Corona virus perderà la sua forza, vorremmo veramente pensare al nostro pianeta? Ai rischi che ci creiamo con le nostre mani?
David Quammen, Spillover, Adelphi, pagg 608, prezzo di copertina 11,90€,. La versione ebook su Amazon sarà disponibile dal 20 marzo.