di Enzo Verrengia
Ventotto anni fa Dresda scendeva in piazza contro la statua londinese a Sir Arthur Harris, capo del Bomber Command, che il 14 febbraio 1945 distrusse la Firenze dell’Elba. Si gridava che fosse uno scandalo celebrare la memoria di chi aveva ordinato un’insensato massacro differente da Hiroshima e Nagasaki solo per l’assenza di radiazioni atomiche. Forse però gli animi surriscaldati e passionali di quella fetta di Germania fresca di libertà davano una lettura imperfetta alla Storia.
Oggi, nel pieno della fatica di costruire l’Europa dopo la ricostruzione della nazione che ne provocò la rovina apocalittica della seconda guerra mondiale, sul bombardamento di Dresda torna Sinclair McKay con un volume imperdibile, Il fuoco e l’oscurità (Mondadori, tr. di M. Parizzo e C. Rizzi, pp. 450, Euro 27,00).
Una narrazione precisa di un critico letterario
Non si tratta del solito ponderoso e dispersivo saggio storico, bensì di una “narrazione” condotta con la raffinata precisione di un autore che non fa l’accademico, bensì il critico letterario e pertanto può dichiarare con competenza nella prefazione: «È giunto il momento di fissare lo sguardo sotto le rovine e la ricostruzione di Dresda per ricreare il clima di quella che una volta, prima dell’oscenità del nazismo, era una città straordinariamente innovativa e creativa». Intento realizzato nelle pagine del libro, fra le quali sfilano le opere d’arte, le basiliche e i monumenti perduti, ma anche straordinari e toccanti scenari umani, tra cui spiccano le vicissitudini di Kurt Vonnegut jr., che era prigioniero a Dresda e ne fece un perno emotivo del suo capolavoro, Mattatoio 5.
Il piano Thunderclap su una città sguarnita
Sul piano dei fatti, comunque, non fu del generale Harris la decisione di scatenare i Lancaster e i Mosquito. Rientrava invece nel Piano Thunderclap (Colpo di Tuono), avanzato nell’agosto 1944 da Sir Charlers Portal, capo di stato maggiore della RAF, per infliggere alla Germania di Hitler il colpo decisivo. Il metodo: area bombing, grandinate di bombe sul territorio nemico, minandone la morale, oltre che devastandone le risorse e le linee delle comunicazioni. È la dottrina del bom-bardamento strategico, inaugurata gli stessi tedeschi durante la prima guerra mondiale a Folkestone, sulle coste meridionali dell’Inghilterra.
Il generale Harris aveva scritto nel 1944: «È chiaro che il miglior appoggio che il Comando Bombardieri può dare all’Operazione Overlord (lo sbarco in Normandia, NdR) è l’aumento delle incursioni su obbiettivi industriali scelti in territorio tedesco.» Il che pareva escludere centri d’arte e di cultura come Dresda, materializzazione di pietra di una tradizione favolistica germanica Hansel e Gretel, Till Eulenspiegel – estranea al nazismo. La sua popolazione ufficiale era allora di 630.000 abitanti, ai quali si aggiungevano i profughi dell’est in fuga dall’Armata Rossa e 26.020 prigionieri alleati. Questi ultimi, compreso Vonnegut, vivevano in stato di grazia fra una cittadinanza anglofila con la quale avevano fraternizzato e che progettavano di ritrovare da turisti dopo la guerra per ri¬cambiare le cortesie ricevute. Del resto, i comandi militari tedeschi non teme¬vano bombardamenti su Dresda, al punto da lasciarla praticamente sguarnita di contraerea.
La lettera di Churchill
Il germe del disastro è in una lettera a Churchill di Sir Archilbald Sinclair, Ministro dell’Aviazione, del 26 gennaio 1945: «Berlino e le altre grandi città della Germania Orientale, come Lipsia, Dresda e Chemnitz, non sono solo dei centri amministrativi che controllano i movimenti militari e civili, ma anche centri di comunicazione primari attraverso i quali passa il massimo del traffico tedesco.» Tanto bastava. Churchill stava per andare a Yalta, a spartirsi il mondo con Roosevelt e Stalin. Occorreva far colpo sui sovietici durante la loro avanzata in Germania. Mostrare a superiorità aerea degli alleati. Le rovine delle città tedesche potevano essere immagini allo specchio di Mosca, Leningrado, Kiev, se gli alleati di convenienza del presente fossero divenuti i nemici del domani.
L’espressione di Harris era grave, quando l’ordine di bombardare Dresda fu irrevocabile. In due successive ondate, della durata complessiva di 47 minuti, i bombardieri Lancaster e Mosquitos scatenarono sulla città quella calamità inna¬turale che i tedeschi conoscevano a loro spese come Feuersturm, tempesta di fuoco. L’effetto devastante delle bombe block-busters creava vuoti d’aria che risucchiavano all’interno cose e persone. I morti, mai accertati nel numero con precisione, superarono i 200.000. I complessi di colpa fecero altrettanti danni nella coscienza dei piloti che avevano scatenato quell’inferno.