Critico sensibile, indagatore delle forme espressive della letteratura italiana come delle arti visive con un percorso parallelo che ha pochi paragoni nella penisola, Renato Barilli è bolognese dove è nato nel 1935. Autore di numerosissimi saggi di critica letteraria e artistica, promotore del gruppo artistico dei “Nuovi – nuovi” negli anni ’80, a inizio anni ’60 fu membro del “Gruppo 63” che propugnava una rottura radicale nella letteratura italiana e che ebbe tra i suoi partecipanti Umberto Eco, Nanni Balestrini, Achille Bonito Oliva, Furio Colombo, Edoardo Sanguineti … Pratica sempre l’esercizio della critica con un suo blog su “arte, letteratura e attualità” (clicca qui per leggerlo).
Professore emerito dell’università di Bologna, Barilli si è iscritto al Pd un paio di anni fa: domenica 26 gennaio vota alle elezioni regionali dell’Emilia Romagna e ha idee precise.
Professore, come vota alle elezioni regionali?
Voto Pd, voto per Bonaccini.
Perché?
È la soluzione migliore.
Come suo capolista l’attuale presidente della Regione Emilia Romagna in cerca di un bis ha scelto Mauro Felicori, già direttore della Reggia di Caserta che presenta al mondo della cultura la mattina di sabato 11 al Teatro San Leonardo di Bologna. Come lo valuta?
Conosco bene Felicori. È persona che stimo, alla cultura sarebbe l’uomo giusto al posto giusto. Invece se vince l’altra fazione avremmo Vittorio Sgarbi, certo personaggio di cultura e intelligenza ma profondamente sbagliato; per quanto può valere la mia parola una vittoria della destra sarebbe un dramma doppio se implicherebbe affidare l’assessorato alla cultura appunto a Sgarbi.
Lei come giudica l’operato dell’amministrazione regionale di centro-sinistra?
I compiti fondamentali riguardano l’economia, l’assistenza sociale, la sanità e, in questi settori, tutti riconoscono che l’Emilia Romagna con Bonaccini ha proceduto benissimo: è un coro unanime di lodi e spero che abbiano il loro effetto sul voto.
Il voto regionale però è stato trasformato dalla Lega in un voto nazionale pro o contro Salvini.
Bonaccini è stato abile, ha cercato di svincolarsi dal Pd, nei suoi manifesti non c’è il simbolo del partito. Giustamente. Il fatto è che noi italiani abbiamo la mania di votare quasi ogni mese per cui si crea una tensione continua, siamo in perenne campagna elettorale il che porta a svalutare i problemi reali. Le elezioni andrebbero unificate tutte in un solo giorno, governative, regionali, comunali. I sondaggi emiliano-romagnoli dicono che i due fronti sono a un pelo di distanza (e danno i Cinque stelle al cinque per cento appena) con un leggero vantaggio di Bonaccini. Nel caso dovessimo perdere, e non voglio neppure pensarlo, ritengo però che il piano regionale e quello nazionale non vadano confusi. In una riunione del Pd locale ho detto, citando l’ex procuratore Borrelli, che bisogna “resistere, resistere, resistere” anche se andasse male: non esageriamo, anche se perdessimo le regionali il governo attuale deve andare avanti. In sezione ho anche ricordato il cristianesimo delle origini e i pagani. Nel secondo-terzo secolo dopo Cristo i cristiani rappresentavano il progresso, le idee più avanzate che conquistavano anche Roma, mentre i vecchi idoli degli dèi “falsi e bugiardi” come diceva Dante resistevano in provincia. Come sappiamo la Brexit inglese è dovuta a comunità rurali, Londra era contraria. Anche da noi in Italia in una regione come la Lombardia Milano è stata ed è un faro di sinistra prima con Pisapia sindaco e ora con Sala, mentre la provincia è di destra. Questa situazione vale anche da noi: Bologna, Modena e Reggio sono di sinistra, non ci sono dubbi, ma vanno male altre città, più si va in provincia più la Lega attira anche per un fatto di ignoranza.
Anche una città colta come Ferrara è passata al centro destra alle ultime elezioni comunali.
Sì, e infatti lì Sgarbi imperversa. Prendiamo il caso recente del Palazzo dei Diamanti: funziona molto bene, organizzano belle mostre, però per utilizzare le due ali dell’edificio bisogna attraversare un passaggio scomodissimo. Quando si lasciano le stanze principali e si passa alle ultime stanze a sinistra un inserviente apre una porticina, si attraversa un corridoio brutto, poi un altro inserviente apre un’altra porta per farci entrare in altre stanze. Il Comune, di centro sinistra, aveva fatto un progetto razionale con un bel corridoio. Proprio Sgarbi ha creato una polemica stupida, ha detto che era uno scempio. Invece quel corridoio era affacciato sul retro e sappiamo che i proprietari dei palazzi nobiliari anche del Rinascimento spendevano senza riserve per la facciata e lasciavano allo stato grezzo la parte sui campi, sul retro. Quel progetto razionalizzava un passaggio posteriore affacciato su dei campi, non provocava nessuna ferita alla bellezza né della facciata né ai due lati, era un intervento funzionale esterno ben ponderato, non dava alcun fastidio all’architettura del Palazzo dei Diamanti. Sgarbi si è messo in testa a una crociata e purtroppo l’ex ministro dei beni culturali Bonisoli lo ha bloccato (clicca qui per la notizia). È un piccolo fatto però dimostra la pericolosità di uno Sgarbi al potere: con una vittoria della Lega e delle forze di destra avere figure simili alla cultura provocherebbe un gravissimo danno, quasi irreparabile. Ed è una ragione di più per incitare anche la cultura a votare Bonaccini.