Il Corriere della Sera pubblica nell’edizione su carta e poi online un documento che si può tranquillamente definire, dal punto di vista giornalistico, uno scoop: 18 pagine di “appunti” del Papa Emerito Joseph Ratzinger. L’argomento centrale sono la pedofilia, gli scandali e gli abusi sessuali. E il quotidiano titola così il testo del pontefice tedesco che si dimise nel 2013: «Il collasso spirituale è cominciato nel ’68». Al che viene subito da replicare: i casi di pedofilia o di abusi sessuali nella chiesa cattolica non sono iniziati certo dopo il ’68 e grazie quell’ondata di libertà.
Il Pontefice Emerito parla di una Chiesa che ha coperto o protetto chi veniva accusato. Ma per questo contesta lo spirito di libertà, anche dei costumi che, giustamente, travolse – perfino festosamente – le civiltà occidentali?
A “Prima pagina” di Rai Radio3 stamani ha chiamato un uomo: ha raccontato di essere stato bambino in un collegio cattolico a Roma negli anni ’50, di non aver subito di persona abusi sessuali ma che allora, bambino, capì, seppe, che altri bambini ne subivano e che la Chiesa ha sempre coperto con un velo di omertà quei fatti. Era molto prima del ’68.
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Una sintesi estrema non può rendere certo un pensiero complesso. Sul Corsera anche online Massimo Franco nel suo articolo riassume le “18 pagine” che Benedetto XVI ha pubblicato sul mensile tedesco Klerusblatt definendole «appunti con i quali fornire qualche indicazione che potesse essere d’aiuto in questo momento difficile». A ragione il giornalista scarta la definizione di semplici appunti. Rileva che Ratzinger critica il «garantismo» della Chiesa che fino agli anni ’80 del ‘900 sulla pedofilia proteggeva «soprattutto i diritti degli accusati. E questo fino al punto di escludere di fatto una condanna. Il loro diritto alla difesa venne talmente esteso che le condanne divennero quasi impossibili».
L’atto di accusa a firma di un Pontefice Emerito è pesantissimo, per quanto arrivi quando molti scandali abbiano già sconvolto la Chiesa nel mondo. Quindi per Ratzinger la Chiesa non ha fatto ancora abbastanza sul fronte delle vittime. Ma poi, rileva il giornalista, Benedetto XVI “ricorre spesso” a una formula: «Collasso morale». Collasso morale che imputa alla «fisionomia della Rivoluzione del 1968» in cui sarebbe stato ammesso «anche il fatto che la pedofilia sia stata diagnosticata come permessa e conveniente (…) Il diffuso collasso delle vocazioni sacerdotali in quegli anni e l’enorme numero di dimissioni dallo stato ecclesiastico furono una conseguenza di tutti questi processi».
In quel periodo, per l’ex Papa, si verificò «un collasso della teologia morale cattolica che ha reso inerme la Chiesa di fronte a questi processi della società» che continuò nei due decenni successivi finché la pedofilia non si è trasformata in «una questione scottante». Perché lo è diventata? Perché molte vittime hanno trovato il sostegno e la forza per denunciare il passato. Non per aperture della Chiesa. Ma imputare alle spinte di libertà del ’68 la deriva della Chiesa, la nascita di «club omosessuali» in molti seminari, non significa dimenticare che molte denunce hanno investito alti prelati nel mondo per atti compiuti negli anni ’50? O nei primi anni ’60? Per atti antecedenti al 1968?