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Lo Stato espropria le carte di Verdi ma rinuncia a quelle del Salone del libro

Il ministero dei beni culturali fa suoi lettere, autografi e partiture del compositore, ma si ritira dall’acquisto dei documenti della fondazione torinese

Lo Stato espropria le carte di Verdi ma rinuncia a quelle del Salone del libro
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24 Gennaio 2019 - 23.31


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Il Salone di Torino no, Giuseppe Verdi sì.
Il ministero per i Beni culturali con la sua Direzione generale degli Archivi rinuncia al diritto di prelazione, cioè a comprare a un costo molto vantaggioso, i documenti, foto e audiovisivi del Salone del libro di Torino dal 1994 al 2017 con documenti dal 1988. Rinuncia anche se quel materiale è stato “dichiarato di interesse storico particolarmente importante con decreto n. 23/2018 della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Piemonte e della Valle d’Aosta”.

Parallelamente nella stessa giornata il dicastero presieduto da Alberto Bonisoli comunica di aver decretato di pubblica utilità, e di quindi di poter espropriare, gli archivi che comprendono l’Epistolario Giuseppe Verdi, dall’Album Clarina Maffei e dagli Abbozzi musicali inediti di Giuseppe Verdi: un tesoro di musica e storia di indiscutibile importanza mondiale, su questo non ci piove.

Nel primo caso gli archivi della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura sono in vendita perché la Fondazione è in liquidazione. Lo Stato poteva comprare a costi vantaggiosi ma il dicastero ha rinunciato.

Strategia opposta sui documenti verdiani, che si trovano nell’Archivio di Stato di Parma, “in regime di custodia coattiva”, vale a dire che la soprintendenza archivistica aveva esercitato il potere di far trasportare e custodire in un istituto pubblico quelle carte per proteggerle evitandone la dispersione o la vendita. Nella nota il ministero afferma che lo Stato provvederà a restaurare, ordinare, inventariare e digitalizzare questo tesoro.
Quali carte? Dice la nota stampa: “L’Epistolario è formato da 54 buste di carteggi, alle quali si aggiungono i copialettere di Giuseppe Verdi e di Giuseppina Strepponi, costituiti da 10 volumi rilegati, contenenti minute delle lettere del Maestro e della moglie, oltre a un quaderno contenente una storia dei papi scritta da Verdi, ma rimasta incompiuta. L’Album Clarina Maffei è composto da una raccolta di 179 documenti, in larga parte autografi, di personaggi di spicco della cultura internazionale, iniziata da Clarina Maffei – patriota e animatrice di un celeberrimo salotto nella Milano di metà Ottocento – e da lei donata a Verdi, che la proseguì. Infine, il nucleo di autografi denominato Abbozzi musicali inediti di Giuseppe Verdi include versioni preparatorie, schizzi e partiture-scheletro di 16 celeberrime composizioni verdiane, tra le quali Rigoletto, La traviata e Aida”.

«Beni culturali preziosi come questi – ha dichiarato Bonisoli – meritano di essere valutati non sulla base del mero valore merceologico ma come oggetti unici e necessari del nostro patrimonio culturale. Sono frammenti importanti della storia del nostro Paese e come tali vanno trattati. E noi abbiamo il dovere di tutelare questi oggetti, di garantirne la conservazione e la corretta fruizione».

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