L’Africa e i suoi drammi fotografati da un fotografo africano, della stessa terra delle persone ritratte, e non da un occidentale o un orientale. La mostra “Popoli del Lago Ciad”, al Museo nazionale preistorico etnografico Pigorini (del Museo delle civiltà) in Piazza Guglielmo Marconi a Roma Eur, fino al 13 gennaio, con gli scatti del fotografo ciadiano Abdoulaye Barry vuole raccontare per immagini “I popoli del lago Ciad. Una crisi umanitaria vista dall’interno”. Hanno realizzato l’esposizione l’onlus Vita e l’organizzazione di cooperazione Coopi con il sostegno dell’ Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.
Lì si sta consumando una tragedia che non conosciamo. Scrive l’Aics: “Sono circa 11 milioni gli uomini, le donne e i bambini afflitti dalle violenze scoppiate con la nascita del gruppo terroristico nigeriano Boko Haram, un conflitto che, dal 2014 ad oggi, ha avuto un tragico effetto domino, creando 2,4 milioni di sfollati e mettendo cinque milioni di persone a rischio di insicurezza alimentare e tre milioni di bambini fuori dal sistema scolastico”.
Nato a N’Djamena nel 1980, Abdoulaye Barry ha fotografato nel sud del Niger, al confine con la Nigeria, nell’estremo nord del Camerun, in Ciad. È autore di reportage sui bambini di strada, sulla crisi ambientale e sociale che ha colpito i pescatori del Lago Ciad, sui giovani di N’Djamena, sull’acqua in Ciad.