Il governo del cambiamento sa come sferrare colpi. A chi? Ai librai per esempio, categoria che suda le sette camicie per far quadrare i conti ma deve certo scontare un peccato originale: diffonde libri e conoscenza. Il presidente dell’Associazione librai italiani – Ail Paolo Ambrosini su Repubblica (giornale che l’attuale esecutivo grillino-leghista sarebbe felice di vedere chiuso) commenta i tagli al credito d’imposta nella legge di Bilancio 2019 a firma Lega-5 Stelle che saranno in vigore dal 2020.
Ambrosini non ne è felice. Dichiara: “Non ce l’aspettavamo, la riduzione del credito d’imposta è proprio un fulmine a ciel sereno. Penalizza la cultura”. Nei primi mesi “di interlocuzione con i referenti politici non ci sembrava di aver colto alcun segno di tagli per le librerie”.
Il quotidiano riferisce che per i crediti d’imposta delle librerie il taglio ammonterà a 1,25 milioni (corrisponde a “un quarto della dotazione complessiva”, riferisce l’agenzia Agcult). Per il Bonus Cultura per i 18enni nel 2019 ci sarà un taglio di 20 milioni di euro perché, riferisce l’esecutivo, lo ha richiesto il 72% di coloro che ne avevano diritto nei primi due anni (per il 2017 e il 2018). Quindi, poiché il 38% non lo ha chiesto, lo taglierebbero a tutti i prossimi diciottenni.
I musei dotati di autonomia, sempre secondo quanto pubblicato, vedranno un taglio di 2,3 milioni, il credito d’imposta per gli esercenti cinematografici sarà tagliato di quattro milioni, le case editrici vedranno un taglio di 375mila euro.
Sempre secondo Repubblica, “i risparmi derivanti dai tagli alla cultura sono riassunti in una tabellina in chiusura dell’art.59: il totale è di 5.590.250 euro, a partire dal 2020. La quota maggiore pesa sugli esercenti delle sale cinematografiche, incide infatti su un credito fiscale di cui avevano appena cominciato a godere, visto che è entrato in vigore a fine 2016″.
E le librerie? Il tax credit per le librerie che l’ex ministro dei Beni e le Attività culturali Dario Franceschini aveva voluto e difeso ne esce drasticamente ridotto. Ambrosini avverte che come librai scriveranno al ministro dei beni culturali Alberto Bonisoli, ai presidenti delle commissioni Cultura di Camera e Senato “perché anziché sostenere la cultura la si penalizza”.
Quanto al ministero, Bonisoli aveva promesso oltre quattromila assunzioni. Potrà bandire concorsi per assumerne 500 dal 2020 e altri 500 dal 2021. Meglio di niente, ma quel numero non potrà sopperire all’emorragia di personale che va in pensione e che viaggia su una media di funzionari superiore ai 55-56 anni.
Sul sito agcult, le notizie ufficiali sulle misure nella manovra ora in discussione