A chi sono più affini i neonazisti? E i terroristi islamisti? Sono due volti della medesima medaglia. «Al loro interno raccontano le stesse storie, vedono gli stessi complotti internazionali. Su una serie di questioni hanno ideologie simili: antisemitismo, antiliberalismo, opposizione alla società multiculturale, ricerca della purezza. Dal punto di vista delle loro strategie, inoltre, sono complementari nell’obiettivo di dividere le società. Isis, Al Qaeda, neonazisti: cercano di polarizzare le società». Il giudizio lo esprime una studiosa che si è infiltrata in quei campi (pericolosi), Julia Ebner, in un’intervista al settimanale culturale del Corsera, la “Lettura” in edicola dal 20 maggio a proposito dell’edizione italiana del suo libro “La rabbia. Connessioni tra estrema destras e fondamentalismo islamista” (Nr Edizioni, 280 pagine, 18,50 euro, traduzione di Eugenio Cau).
La ricercatrice, studiosa nell’Institute for Strategic Dialogue, austriaca oltre ad aver avuto molti altri incarichi, è riuscita a entrare in contatto con neonazi e islamisti. Per capire, non perché condividesse. E per scriverne. Nell’intervista Danilo Taino le domanda se “il lato religioso del terrorismo islamista segni un’importante differenza”? La studiosa risponde in modo chiaro: «Sicuramente la religione ha un ruolo maggiore tra gli islamisti. In realtà, anche gli estremisti della destra dicono spesso di avere riferimenti cristiani. In entrambi i casi, però, la religione è strumentale ad altro. Non è il cuore dell’ideologia e dell’attività di questi movimenti». Puntualizza: «Molti si radicalizzano non per le loro opinioni religiose. Più per motivi di identità, o per torti subiti, per il peso della globalizzazione. Certo, la religione ha un ruolo».
Dalla ricercatrice arriva anche una constatazione che riguarda direttamente la nostra recente tornata elettorale: «Durante la campagna per le elezioni italiane di marzo, per esempio, i movimenti estremisti di destra internazionali sono stati piuttosto attivi. Su Telegram ho potuto seguire americani che usavano lo stesso linguaggio della alt-right degli Stati Uniti e davano consigli politici agli attivisti italiani».