Enzo Verrengia
Aprile si apre con il giorno degli scherzi. Una specialità nella quale eccellono gli inglesi. Tanto da dedicarvi a volte architetture complesse. Come quella escogitata per festeggiare l’inizio del fatidico mese nel 1977.
Il canale indipendente Anglia Television trasmetteva ogni settimana Science Report, paragonabile a Quark. Con il rigore tipico del giornalismo divulgativo britannico, venivano illustrati i capisaldi della conoscenza sperimentale, attraverso servizi ricchi di interviste e riferimenti. Non certo tali da far levitare gli ascolti fra un pubblico già imbevuto di TV spazzatura. Si doveva chiudere Science Report. Per l’ultima puntata, gli ideatori decisero di realizzare un falso documentario, ispirandosi all’adattamento radiofonico de La guerra dei mondi di Herbert George Wells, che Orson Welles mandò in onda il 31 ottobre 1938 dalla stazione newyorkese della Columbia Broadcasting System, oggi divenuta uno dei maggiori network sotto la sigla CBS. Gli ascoltatori credettero che i marziani fossero davvero atterrati nel New Jersey e si scatenò il panico.
Per Science Report il copione fu più elaborato. Lo firmarono Christopher Miles e David Ambrose, rispettando il format. Si partiva dall’assunto che il pianeta Terra fosse allo stremo. Fin dal 1977 l’inquinamento faceva paventare la catastrofe globale. Le alternative possibili erano tre. La prima, l’esplosione di una megabomba nucleare ad altezza stratosferica per aprire un buco nella calotta gassosa che avvolge la Terra e permettere all’inquinamento di disperdersi nello spazio. La seconda era profondamente radicata nelle memorie non del tutto evaporate della seconda guerra mondiale, quando gli inglesi riparavano sottoterra i comandi strategici per evitare i bombardamenti. Dunque, si sarebbe potuto edificare un nuovo modello di comunità lontano dalla luce del sole. Con il probabile esito di attuare il cupo futuro previsto da George Lucas nel suo film di esordio THX 1138, epopea di un poveraccio che fugge da un governo totalitario che costringe tutti a vivere nel sottosuolo. Qualcosa di simile poi si sarebbe visto in L’esercito delle 12 scimmie, di Terry Gilliam, del 1995. Ma va ricordata anche la miniera riciclata in metropoli sotterranea come appare nel romanzo Le Indie Nere, di Jules Verne.
Gli umani già spediti su Marte
La terza alternativa era più accattivante e, soprattutto, si prestava a risvolti spettacolari. L’umanità, nella sua parte più significativa, andava trasferita su Marte per fondarvi una colonia e ricominciare, come i Pilgrim Fathers che avevano superato l’Atlantico sul Mayflower e dato origine agli Stati Uniti d’America.
Ai telespettatori si annunciò che gli studi sull’inquinamento terrestre risalivano agli anni ’50 e l’Alternativa 3 era già stata attuata. Su Marte esisteva una colonia umana popolata di individui condotti lassù contro le rispettive volontà. Ecco spiegati, dunque, misteriose scomparse, lavaggi del cervello, rapimenti di personalità molto accreditate. Un insediamento extraplanetario doveva ospitare scienziati, ingegneri, tecnici, artisti. Tutti dotati non solo nello spirito, ma anche nel fisico. Il che comportava spiacevoli insidie per le malcapitate che incorressero nelle attenzioni dei responsabili dell’Alternativa 3, che vedeva alleati occidentali e sovietici. Naturale, in quanto si trattava di salvare l’intera razza umana.
Una morte inspiegabile
Ampia parte della pseudoinchiesta veniva dedicata alla morte inspiegabile di tale Professor Ballantine, dipendente dell’osservatorio di Jodrell Bank. Era lui che inviava a un collega la videoregistrazione in cui esprimeva il sospetto che fosse in corso una titanica operazione di cover up per varare la colonizzazione marziana. Si aggiungeva l’intervista a Charles Grodin, astronauta di quelli che avevano effettuato voli e passeggiate sulla Luna. L’uomo cercava di affondare nell’alcol la sua scoperta sul satellite terrestre di una base occulta, utilizzata per le prove generali della colonia su Marte. Il pianeta rosso sarebbe stato raggiunto fin dal 1962, e lo comprovava un video.
Sennonché non esisteva nessun Grodin fra gli equipaggi Apollo. Era un ruolo immaginario, interpretato dall’attore Shane Rimmer. Alternative 3 non conteneva, apparentemente, nessun dato autentico. Anche la colonna sonora del programma era piena di echi fantastici, grazie al talento di Brian Eno, che l’avrebbe poi inclusa nel suo album del 1978 Music for Films.
Comunque, per una serie di ritardi nel palinsesto, Alternative 3 fu trasmessa a giugno, e perse il mordente dell’April Fool, pesce di aprile, come si dice in inglese. Se non fosse che gli scherzi più efficaci devono acquisire credibilità. Infatti accadde proprio questo. A tre mesi dalla data delle burle, il programma fu scambiato per un vero reportage. Gli spettatori tempestarono la rete di chiamate. Alternative 3 fu riproposto anche dalla TV della Nuova Zelanda. Finché qualcuno ammise di aver partecipato al progetto e al suo successivo insabbiamento con metodi che includevano anche la soppressione fisica di certe persone, le amnesie indotte con la droga o l’elettroshock e la cancellazione di ogni traccia documentale.
Mitomani?
Mitomania? Gli ideatori di Alternative 3 hanno sempre assicurato che era tutto un hoax, una beffa. Testimoniata dal libro che contiene in forma narrativa la cospirazione inventata. Si intitola Alternative 3, l’ha pubblicato Sphere e lo firma Leslie Watkins, consolidato autore di thriller. Scorrendone le pagine ben costruite, si rabbrividisce per le visioni da incubo delle manipolazioni attribuite ai governi.
In Casebook on Alternative 3, edito dalla Illuminet Press, Jim Keith scrive che il falso documentario avrebbe effettivamente mirato a giocare con le paure della gente, salvo ricalcare un progetto reale e altamente segreto.
Nell’ottobre 2007 Alternative 3 uscì in DVD. Fu una burla o una rivelazione intrisa di fattori così improbabili da lasciare dei dubbi? Winston Churchill ha affermato: «In tempo di guerra la verità è così preziosa che dovrebbe essere sempre accompagnata da un involucro protettivo di menzogne».