Caro Walter,
ci conosciamo da tanto tempo, abbiamo fatto tanti pezzi di strada insieme, e ci siamo poi allontanati quando lasciasti su due piedi l’indiscutibile e indiscusso ruolo di leader del Partito Democratico, che tu stesso ideasti molto tempo prima che diventasse realtà.
Questo tuo progetto venne deriso per anni prima che vedesse la luce, soprattutto dal tuo fratello/coltello Massimo D’Alema che ti diceva “tu vuo’ fa l’americano”, alludendo forse anche a quella bella foto di Bob Kennedy che hai sempre piazzato alle spalle delle tue scrivanie e che traslocava con te lungo le tante vicende politiche che hai attraversato.
La prima campagna elettorale del Partito Democratico l’hai affrontata da solo contro tutti e fu l’esperienza straordinaria e travolgente che tutti ricordiamo. Una campagna più precisamente rooseveltiana che americana, perché tu riuscisti ad incarnare un autentico New Deal italiano soltanto con il tuo corpo, con la tua voce, con il tuo candore e con il tuo sudore.
In quei giorni, hai saputo materializzare un sogno comune come nessuno prima di allora in questo paese, nemmeno il tuo maestro Enrico Berlinguer. Ci sentivamo tutti parte di questo sogno, i giovani soprattutto, ed eravamo pronti a fare qualsiasi cosa per realizzare insieme a te la tua utopia.
Forse ricorderai che il lunedì mattina (a quei tempi si votava anche di lunedì) io scrissi sull’Unita’ che bisognava correre a votare fino all’ultimo istante perché sorpassare Berlusconi era ormai una traguardo possibile. Eppure, sapevo perfettamente che quel sorpasso era impossibile. Ma pur di portare altri voti a quel partito così nuovo, così pulito, così promettente, non esitai a coprirmi di ridicolo e se sono riuscito a convincere in quelle ore qualcuno che non aveva intenzione di votare sono orgoglioso di averlo fatto e sarei pronto a rifarlo.
Il tuo Partito Democratico all’esordio elettorale ottenne quasi il 34 per cento, cioè un punto in più dell’attuale trionfo del Movimento 5 Stelle di cui ora tutto il mondo parla. E se soltanto tu non te ne fossi andato, di lì a pochi mesi quel 34% sarebbe diventato senza alcuno sforzo il 40% perché Silvio Berlusconi stava per rimanere intrappolato in quel suo condominio pieno di ragazze a pagamento.
Purtroppo, non è andata così. Ti sei dimesso sul più bello e io, come tanti, non ho ancora capito perché. Lo hai spiegato in più di un’occasione, ma non mi hai mai convinto. Ora che sei un regista di documentari, mi piacerebbe molto che ne facessi uno su quella tua indimenticabile campagna elettorale e se avessi bisogno di un altro regista accanto a te, ti dico subito che io verrei di corsa e gratis.
Ti sto scrivendo, caro Walter, perché in queste ore avrei bisogno di sentire la tua voce e credo di non essere il solo a desiderarla. Non so fino a che punto e fino a quando hai creduto in Matteo Renzi, non so cos’hai provato nel vedere il tuo partito nelle mani di un piazzista senza scrupoli, ma quando ti ho visto giorni fa sostituirlo nel presentare quel brav’uomo di Paolo Gentiloni, mi è parso di aver capito che la distanza tra te e Matteo Renzi era e resterà siderale.
Ora, come sai, abbiamo un problema. Il Partito Democratico ha dimezzato i suffragi che tu avevi ottenuto all’esordio.
Matteo Renzi il partito lo ha spaccato e dimezzato, ma si appresta a farlo ancora. Quando ne rimarrà soltanto un quarto (circa l’8%), la sinistra non esisterà più in questo paese e la democrazia idem.
Persino la becera destra che ci ritroviamo mi sembra preoccupata di questo. Perché se salta il Pd, di lì a poco in Italia salta tutto.
Matteo Renzi ha dato finte dimissioni e ha scatenato ancora una volta l’ennesima guerra fratricida al nostro interno. In queste ore, a parte il presidente Mattarella, non vedo nessuno che provi seriamente ad impedirglielo. Sembrano tutti indignati e scandalizzati, ma poi finiscono per portare acqua al suo mulino. Ultimo in ordine di tempo il manager Carlo Calenda, un tecnico non iscritto al Pd su cui contavamo in molti per uscire dall’impasse. Ma anche lui prima dichiara la sua disponibilità, poi si iscrive al Pd, e un attimo dopo afferma solennemente che se si tenterà un accordo di qualunque tipo con il Movimento 5 Stelle, restituirà la tessera.
Evidentemente, anche Calenda è troppo giovane e troppo manager per capire che la politica, da che mondo è mondo, si nutre di dialogo e di difficili, delicate, complesse, ma irrinunciabili convergenze tra soggetti diversi.
Nell’immediato, io non faccio il tifo per nessuna soluzione o nessun inciucio. Io voglio soltanto, come tanti, che Matteo Renzi se ne vada perché questa è la regola e le regole bisognerà cominciare a rispettarle se vogliamo cominciare finalmente a costruire un paese normale.
Ma dopo tanta rabbia e tanti rimpianti perché il “compromesso storico” tra Moro e Berlinguer, nonostante quella definizione così calunniosa, fu stroncato nel sangue dalla Cia, dalla P2, dai servizi segreti corrotti e dai brigatisti ancor più corrotti, dopo quell’Ulivo straordinario che ci portò in Europa grazie a te e a Romano Prodi, non riesco a capire questa sorta di razzismo nei confronti del Movimento 5 Stelle.
Come sono nati e come si sono espansi credo non ci interessi più. Anche i finti scoop giornalistici sui rimborsi elettorali e sulla scarsa padronanza del congiuntivo lasciano il tempo che trovano. Sta di fatto che il Movimento 5 Stelle rappresenta un italiano su tre. Un italiano arrabbiato, abbandonato, umiliato che non sa più a che santo votarsi. E sta di fatto anche che, nonostante la loro palese incompetenza, nessuno di loro è stato ancora preso con le mani nel sacco in un paese dove ormai la parola politica è dolorosamente e indissolubilmente legata alla parola corruzione. Senza contare che il loro boom elettorale è in buona parte figlio della nostra delusione e del nostro sconforto.
Lungi da me, lo ripeto, perorare qualunque accordo. Le decisioni spettano al Partito Democratico. Ma l’attuale segretario del Pd, Matteo Renzi, se ne deve andare subito e non può più decidere niente di niente se non vuole infliggere un colpo mortale anche alla nostra fragile democrazia.
Caro Walter, vorrei tanto che glielo dicessi tu perché sei il solo che ha l’autorità per farlo. E vorrei anche che riprendessi il tuo posto perché ci sei mancato parecchio.
Con antico affetto
Dado
Il destino del Pd: lettera aperta a Walter Veltroni
Non so fino a che punto e fino a quando hai creduto in Matteo Renzi, non so cos'hai provato nel vedere il tuo partito nelle mani di un piazzista senza scrupoli. Ma...
David Grieco Modifica articolo
7 Marzo 2018 - 19.09
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