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Violenza e sessismo a scuola? Appello ai candidati che se ne infischiano

Il coordinamento "Laicità scuola salute" denuncia le piaghe tra i banchi

Violenza e sessismo a scuola? Appello ai candidati che se ne infischiano
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14 Febbraio 2018 - 20.30


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di Delia Vaccarello

C’è un migrante nel quartiere dove vivo? Vuol dire che il rischio terrorismo è alto, che il degrado è a livelli di guardia. Lo pensa più della metà dei nostri studenti. Bullismo, omofobia, sessismo, razzismo, ignoranza sulla sessualità: sono tra le piaghe che affliggono la scuola ma non sembra che l’argomento sia di grande interesse in questa urlata campagna elettorale. Con qualche eccezione: l’intenzione delle destre di far marcia indietro sulle unioni civili. Attenzione sì, ma solo per fare passi indietro nel percorso di costruzione di una convivenza civile. A lanciare un appello per sensibilizzare le forze politiche e impegnarle sulle questioni che innervano di violenza e ignoranza il vivere tra i banchi è il coordinamento “Laicità scuola salute”, un cartello di associazioni in prima linea sul fronte della laicità. Dal Coordinamento genitori democratici, ai Genitori rainbow, passando per le Famiglie arcobaleno, per Gaynet e per Agedo (genitori di omosessuali) queste e altre associazioni laiche hanno corredato l’appello con alcuni dati emblematici che destano allarme. Una persona su 4 ritiene che l’omosessualità sia una malattia, più di 1 persona su 2 ritiene la semplice presenza di migranti indice di degrado e rischio terrorismo in un quartiere. Il 50 per cento dei ragazzi e delle ragazze tra gli 11 e i 17 anni sono vittime di bullismo, il 19 per cento lo subisce più volte al mese, il 9,1 per cento ogni settimana. Per non parlare della avanzata delle malattia sessualmente trasmissibili e dell’e aggressioni ai danni delle donne e delle persone lgbti. Non solo, “Laicità scuola salute” ritiene i provvedimenti adottati dal governo in carica molto lacunosi. Le Linee Guida Nazionali del MIUR e il corrispettivo “Piano nazionale per l’educazione al rispetto”  si sono rivelati poco più di una dichiarazione di intenti, scrivono le associazioni. Le tematiche relative alle nuove famiglie, alla sessualità, all’omo-transfobia “sono state trascurate mentre si è riproposto un approccio basato proprio su quegli stereotipi di genere che dovevano invece essere superati. Inoltre il documento ha riconosciuto l’esistenza della cosiddetta teoria del gender, un’ideologia inventata ad arte a scopo di propaganda alla quale è stata tuttavia conferita dignità, facendo riferimento a non meglio precisate pratiche estranee al mondo educativo”. Oltra a puntare il dito le associazioni lanciano appelli e proposte concrete. E su questo piano provano a stanare i candidati in corsa il 4 marzo fissando 7 punti. Tra questi: provvedimenti concreti per la formazione del corpo docente che diventi esperto di “didattica inclusiva, aperta al multiculturalismo, priva di stereotipi di genere e pregiudizi sessuofobici”. Bandi ai quali concorrere, fondi speciali. Un primo momento di confronto, anche con la stampa, è previsto venerdì 16 febbraio (a Roma, in piazza della Torretta 36, ore 11).

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