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Lidia Ravera: "Il buono del '68: femminismo, divorzio, un'altra famiglia"

È di moda sparare su quella stagione, come ha fatto Feltri. La scrittrice non si accoda: "cambiò i costumi e svecchiò il Paese. Ora la società è ferma"

Lidia Ravera: "Il buono del '68: femminismo, divorzio, un'altra famiglia"
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29 Gennaio 2018 - 13.07


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“Il Sessantotto è il padre di tutti i cialtroni”, titolava un articolo di Vittorio Feltri su Libero di domenica 28 gennaio. È di moda demolire quanto avvenuto in quegli anni, le proteste, gli ideali irrealizzati. Non segue la moda Lidia Ravera in una conversazione con l’agenzia Ansa. La scrittrice, autrice di un libro sulla stagione successiva come “Porci con le ali” insieme a Marco Lombardo Radice e che uscì nel 1976 con gli pseudonimi di Rocco e Antonia, su quella stagione afferma: del ’68 “è rimasto qualcosa di buono e qualcos’altro di meno buono. Il ’68 ha reso possibile il femminismo, una rivoluzione necessaria che non è ancora finita ed è bene continuare. Le ragazze sono uscite di casa e hanno visto e vissuto sulla loro pelle che la discriminazione continuava anche tra i giovani rivoluzionari. I leader erano loro e le ragazze erano di complemento. Tra le cose positive: lo svecchiamento dei costumi del nostro Paese, il divorzio, l’aborto, lo stato di famiglia che è cambiato. Adesso c’è troppo distacco tra la politica e l’esercizio della ricerca della qualità della vita. La politica riguarda la nostra felicità, abbiamo detto, deve continuare a essere così. Noi ci incontravamo per immaginare un mondo diverso, eravamo fiduciosi che le cose si potessero cambiare. La società è ferma da parecchi anni, anche l’ascensore sociale è immobile”.

E poi cambiò il rapporto con la famiglia: “L’adolescenza è un momento di passaggio delicato e fondamentale – ricorda la scrittrice all’Agenzia – devi elaborare il lutto dell’uscita dall’infanzia. I genitori non sono più gli eroi senza macchia ma persone, fallibili e criticabili. Noi lo abbiamo celebrato collettivamente questo passaggio e con una forte carica di ribellione consapevole, la ribellione di chi ha in mente un altro progetto di sviluppo, di società, di relazione. Un’altra idea di come è bello vivere. Un’idea che non guarda solo alla cultura, al costume, anche all’economia. Prima di noi non lo ha fatto nessuno e, per ora, nemmeno dopo. Come sono gli adolescenti oggi? Chini ciascuno sul suo smartphone, rifiutano il rapporto , piuttosto che combattere contro i padri e le madri”.

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