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Un italiano su sei crede che la democrazia sia in crisi

E’ lo studio curato da LaPolis-Università di Urbino Carlo Bo, in collaborazione con Demos e Avviso pubblico, a rivelare che il 30% è favorevole al fascismo e il 58% non è soddisfatto dell’andamento della democrazia. Ma c'è anche chi fa volontariato, associazionismo e prende parte a mobilitazioni.

Fonte: repubblica.it
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23 Dicembre 2025 - 16.39


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di Giada Zona

Solo il 40% dei cittadini italiani é soddisfatto del funzionamento della democrazia e il 30% è favorevole al fascismo: é questo il volto dell’Italia emerso dall’ultimo Rapporto curato da LaPolis-Università di Urbino Carlo Bo, in collaborazione con Demos e Avviso pubblico.

L’aspetto più dirompente della ricerca, però, riguarda proprio l’ammirazione del Fascismo: il 22% degli intervistati si dichiara esplicitamente favorevole al fascismo, formato dall’8% che ritiene che ritornare al ventennio sarebbe “la migliore soluzione possibile” per il nostro Paese e dal 14% che vede nel fascismo “una buona soluzione, per un breve periodo”. Sommando la percentuale precedente ad un ulteriore 8% degli intervistati che si dichiarano indifferenti, si arriva ad una somma quasi pari al 30% della popolazione italiana che non considera la democrazia come valore imprescindibile.

Se durante il Covid la fiducia nella democrazia raggiungeva percentuali più alte, oggi quel 30% degli italiani preferirebbe un regime autoritario. E’ stato chiesto poi agli intervistati di definire autoritarismo e, nel dare risposta, hanno fatto riferimento proprio alla dittatura mussoliniana.

In questa percentuale figurano cittadini d’età compresa tra i 30 e 55 anni, dove il 62% è di destra e il 29% è di centro-destra, segnalando una differenza tra chi fa parte di aree politiche affini.

Oltre alle preferenze politiche e partitiche, è il 58% del campione a concordare sul fatto che la democrazia italiana, negli ultimi anni, stia attraversando una crisi sistemica; una sfiducia che affonda le radici nella vita quotidiana. Negli ultimi 20 anni, infatti, sono aumentati gli italiani che fanno parte delle classi sociali più basse (dal 39% al 47%), suggerendo un’assenza di mobilità sociale, con il ceto medio che segna un calo dal 53% al 48%.

La sfiducia politica si interseca con quella sociale: sono in calo i giudizi positivi sulla scuola e sui trasporti. Sulla fiducia istituzionale emergono risultati già visti: Mattarella e Forze dell’Ordine in alto, mentre Parlamento, partiti, banche, organizzazioni imprenditoriali e sindacali in basso. Per quanto riguarda la Chiesa, il 48% degli italiani si fida di Papa Leone XIV, il quale, però, non raggiunge i livelli di Papa Francesco. 

Ma l’Italia non è solo astensionismo e sfiducia: il rapporto suggerisce che la partecipazione civica e politica non ha subito grandi modifiche. Il consumerismo politico segna un calo ma è praticato dal 45% dei cittadini italiani, il volontariato tocca il 41% e le associazioni culturali e ricreative il 45%, con un calo di 5 punti.

Ad attirare gli italiani negli ultimi mesi sono state anche le mobilitazioni a favore di Gaza: il 9% ha dichiarato di aver partecipato alle manifestazioni, il 48% è favorevole a queste iniziative anche se non ha partecipato e il 42% non condivide queste posizioni e non ha preso parte a tali mobilitazioni. A manifestare a sostegno della Palestina sono principalmente i cittadini di sinistra (27%), solo l’8% del centro e l’11% del centro-sinistra. A dichiararsi contrari a questi tipi di mobilitazioni sono circa il 67% di chi vota a destra e il 66% di chi vota il centro-destra.

La crisi evidenziata dal rapporto non è solo politica, elettorale o istituzionale, ma culturale. Per ridare vita al sistema democratico bisogna ripartire dal tessuto sociale, ponendosi come un obiettivo e una sfida quotidiana. La recente stagione di sgomberi che ha colpito realtà storiche, come il Leoncavallo a Milano e Askatasuna a Torino, suscita oggi profondi dubbi su ciò che è mancato in passato, ovvero un dibattito culturale su questi centri, talvolta demonizzati, che in realtà hanno rappresentato laboratori di produzione dal basso.

Restituire spazi di confronto culturale e crearne di nuovi è forse il modo per contrastare la crescente percentuale di cittadini che non si tirerebbe indietro di fronte al Fascismo. Per fare in modo che la democrazia possa riacquistare fiducia nel nostro Paese dovremmo riprendere le parole di Roberto Benigni che, nella trasmissione di domenica 21 dicembre a Che Tempo Che Fa, ha illustrato la crisi del sistema democratico, in un’era segnata da conflitti e polarizzazioni, suggerendo che l’articolo 11 della Costituzione italiana, dove l’Italia ripudia la guerra, dovrebbe stare in tutte le Costituzioni del mondo

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