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Ad ognuno il suo Pantheon: alcune icone della nostra generazione

Dalla letteratura alla musica, dall’arte al cinema, partiti e leader alla ricerca di improbabili personaggi per ibridare la loro storia. Quello che proponiamo noi è solo una sorta di raccolta di figure che segnano le nostre giornate.

Ad ognuno il suo Pantheon: alcune icone della nostra generazione
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18 Dicembre 2025 - 19.40


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di Christopher Giuseppe Catania, Chiara Monti e Victoria Picchietti

Ormai è diventata una moda: non c’è partito politico, leader e anche istituzioni che non tendano a costruirsi un vero e proprio Pantheon. Si creano nuove e spesso improbabili genealogiche attraverso i simboli e selezionando figure di personaggi della cultura, delle arti o che hanno avuto una rilevanza nella storia. Lo sforzo, spesso al limite del grottesco, mira a rafforzare la loro immagine e veicolare messaggi strategici. Questi “eroi pubblici” diventano così strumenti di legittimazione per le loro scelte e simboli identitari; figure reinterpretate in funzione delle esigenze del momento. In questo contesto, il Pantheon non è tanto e solo un tributo alla memoria, ma un mezzo attraverso cui plasmare narrazioni utili a influenzare l’opinione pubblica.

Facciamo un gioco. Se dovessimo esser noi, giovani studenti universitari, a costruirci un nostro Pantheon quali figure sceglieremmo? Figure capaci di rappresentare per la nostra generazione talento, innovazione, coraggio e visione critica. Ognuna dotata di una storia capace di parlare al presente. 

Nel nostro Pantheon metteremmo una bella immagine di Goliarda Sapienza, scrittrice e intellettuale siciliana, simbolo di libertà di pensiero e indipendenza morale. Con il metodo delle contrapposizioni, così funzionale alla modalità di ibridare le tipologie dei personaggi, inseriremmo poi per Yves Saint Laurent, icona di stile nel campo della moda e della creatività. E la musica, che ormai è colonna sonora delle nostre giornate? Partiremmo dalla voce di Withney Houston, il cui talento ha infranto barriere e unito generazioni seguita, a ruota, da Lou Reed, musicista e poeta urbano che ha dato voce agli emarginati e ai ribelli della propria epoca per finire con Freddie Mercury, simbolo di eccentricità, carisma e libertà artistica. Di voci di casa nostra- a parte i santi poeti della generazione dei cantautori- metteremmo Annalisa, che con la sua musica parla ai sentimenti e fa piangere e ballare tutte le generazioni. Parola di fan. 

Per il cinema ci piacerebbe il ritratto di Jose Luis Cuerda, regista e sceneggiatore capace di intrecciare ironia, profondità critica nella narrazione cinematografica. Per la letteratura sceglieremmo Fëdor Dostoevskij, gigante della letteratura che ha esplorato la complessità dell’animo umano e le contraddizioni della società. Infine, per l’arte teatrale ci sarebbe posto per Luigi Pirandello che ha rivoluzionato il concetto di identità e realtà attraverso il teatro.

Ci siamo fermati qui in quanto ognuna delle figure che abbiamo inserito crea un mosaico ricco e variegato, sufficiente a dialogare con il presente senza dimenticarci del passato e della storia più recente. Le nostre storie. La nostra storia. Troppe poche icone? Manca di certo una delle tante immagini strazianti di Gaza, con i bambini massacrati e una distruzione che non ha limiti, che non ha dell’umano. Mancano ritratti di politici e personaggi della storia. Sarà solo il prodotto di nostre dimenticanze o un segnale che proprio la politica dovrebbe capire?

Non abbiamo voluto inscenare una celebrazione di comodo e utile per fare propaganda ma inteso segnalare mondi, idee, lavori artistici che compongono un laboratorio dove le storie e le esperienze dei singoli diventano strumenti per immaginare il futuro. 

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