Dazi: davvero tassare i pacchi cinesi sotto i 150 Euro solleverà la nostra economia?  No, non credo | Culture
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Dazi: davvero tassare i pacchi cinesi sotto i 150 Euro solleverà la nostra economia?  No, non credo

L’Unione Europea ha abolito l’esenzione doganale per i pacchi di scarso valore economico con l’obiettivo di creare condizioni paritarie per le imprese europee. A parer mio, però, il punto è tutt’altro.

Dazi: davvero tassare i pacchi cinesi sotto i 150 Euro solleverà la nostra economia?  No, non credo
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Agostino Forgione Modifica articolo

3 Dicembre 2025 - 17.14


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Dall’anno prossimo anche i pacchi di valore inferiore ai 150€ provenienti dalla Cina saranno soggetti a dazi. Una decisione che, a quanto pare, è stata deliberata per via “Dell’aumento dei volumi di prodotti venduti on-line e che arrivano da Paesi terzi, soprattutto la Cina”, come afferma il commissario europeo per l’Economia Valdis Dombrovskis. La norma colpirà le centinaia di milioni di pacchi di scarso valore che ogni anno entrano nel vecchio continente, secondo l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli pari a 87,5 milioni nel 2024. Esultano i conservatori nostrani come Giorgetti, secondo cui “L’Italia ha sempre appoggiato questa misura, una delle prime in linea con la discussione sulla concorrenza sleale”. Concorrenza che, tra l’altro, starebbe “Distruggendo il commercio al dettaglio”. Secondo quanto sostenuto, infatti, la misura dovrebbe favorire aziende e imprenditori europei e incentivare la produzione nostrana. Ma sarà davvero così? Personalmente credo di no. Ed ecco perché.

I prodotti made in Italy, come quelli europei, costano già svariate volte in più rispetto a quelli fabbricati in Cina, collocandosi quasi sempre nella fascia alta del mercato. E di certo non è una novità che quella bassa, e talvolta anche media, di pressappoco ogni categoria merceologica sia per lo più occupata dal made in Cina. Trovare un capo d’abbigliamento prodotto nel Belpaese che abbia un costo solo paragonabile a uno cinese impossibile. Ora pensiamo ai consumatori con un potere d’acquisto limitato, a tutti quelli che cercano il primo prezzo sia nei negozi fisici che negli eCommerce come Amazon. Al di là di dove acquistino acquisteranno sempre e comunque prodotti cinesi.

Ecco qui, in sunto, il punto della questione. Faccio un esempio pratico inscrivendomi – purtroppo – all’interno dei consumatori costretti a farsi i conti in tasca per cui il made in Cina è talvolta una scelta obbligata. Ho di recente acquistato un mouse e un display su AliExpress, arrivatimi a casa direttamente dalla prefettura di Shenzen. Gli stessi identici prodotti, venduti su Amazon, costavano nel primo caso il doppio, nel secondo il 50% in più. Potrei continuare così per molto, parlando della sedia d’ufficio prodotta dalla stessa azienda – cinese – che venduta su Ebay da un venditore europeo costa 150€ ma sempre su AliExpress nemmeno 90, o dello stopper per bottiglie di vino preso a 2€ che importato e spedito da un centro logistico nostrano ne viene 6. Discorso analogo vale per il mondo della moda. Più e più inchieste hanno mostrato come gli stessi capi presenti su Shein vestano i manichini delle catene di fast fashion che pullulano nelle strade delle nostre città, venduti però a molto, molto di più.

Ecco perché, di nuovo, indipendentemente da dove lo faccia, se su Amazon, in un negozio, o su Temu, chi ha disponibilità limitate acquista sempre e comunque cinese. E di certo non sarà una sovrattassa di 1 o 2 euro a paco – che colossi come Alibaba assorbiranno senza troppi problemi – a cambiare ciò. Tale manovra è, a parer mio, solo un espediente per provare a nascondere in vero punto della questione: il poter d’acquisto risicato di noi consumatori europei e l’inflazione che si fa sempre più opprimente.

La nuova tassazione mi appare solo come un balzello che, nonostante porterà qualche denaro in più nelle casse europee, nel concreto non intaccherà minimamente gli stili di consumo dei cittadini. Ma soprattutto non intaccherà la produzione cinese. Cosa potrebbe farlo? Adeguare i salari in modo che, ad esempio, anche un operaio tessile italiano possa acquistare ciò che egli stesso produce. Tutto il resto sono chiacchiere da bar e fumo negli occhi.

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