di Vittoria Calabrese
Nella giornata di ieri anche il Portogallo, come l’Italia e il resto d’Europa, ha aderito alle proteste che stanno dilagando a seguito dell’abbordaggio della Global Simund Flotilla e dell’arresto dell’equipaggio. Le mobilitazioni portoghesi hanno coinvolto diverse città come Braga, Coimbra, Faro, Porto, Viseu e la capitale Lisbona.
In particolare la capitale portoghese ha visto radunarsi intorno alle 18 davanti al palazzo dell’ambasciata israeliana circa un migliaio di persone, scese in strada per manifestare solidarietà al popolo palestinese e ai portoghesi dell’equipaggio della Flotilla attualmente detenuti. Si tratta della deputata Mariana Mortágua, dell’attrice Sofia Aparício, dell’attivista Miguel Duarte e di Diogo Chaves, il cui arresto è stato da poco confermato e che si trovava a bordo della Selvaggia.
La manifestazione ha coinvolto persone di ogni età, genere e condizione sociale. Tanti gli studenti – anche Erasmus di diverse nazionalità – e le famiglie presenti al completo, senza lasciare indietro nessuno. “Sono qui con la mia famiglia e con i miei figli perché è importante difendere la Palestina dal genocidio, non solo per i bambini lì ma perché la Palestina è una metafora di ciò che stiamo vivendo: stiamo iniziando a perdere libertà senza capirlo”, sono le toccanti parole riferita da una donna assieme ai figli e al compagno.
Un messaggio che si connette direttamente con quanto accade qui in Italia, dove alla manifestazione di Firenze su un cartello si legge “Gaza simbolo globale di ingiustizia”. Un messaggio che lega con il filo invisibile della solidarietà città, persone e culture, unite per far sentire la loro voce invocando un cambiamento possibile, come tante volte è avvenuto nella storia grazie pressioni di chi non è rimasto indifferente.
Tra i manifestanti anche chi comprende profondamente il valore della possibilità di far sentire la propria voce – perché nel proprio paese d’origine questo non è possibile – e chi ha manifestato dissenso nei confronti del governo portoghese. Quest’ultimo ha riconosciuto formalmente lo stato palestinese il 21 settembre 2025 ma non ha fornito alcun supporto di difesa alla Flotilla, tenendosi però in contatto con le autorità italiane per la tutela consolare e umanitaria dei cittadini portoghesi in missione.
È un’umanità che si insinua nelle fessure dell’orrore di questi giorni paradossali e che risiede nella bandiera palestinese disegnata da un bambino che la alza fiero mentre si trova sulle spalle del padre, negli anziani affacciati dai balconi che alzano in alto il pugno in segno di supporto e nelle persone che traducono dal portoghese all’inglese per abbattere le barriere comunicative. Segni di speranza innescati dalla missione umanitaria della Flotilla che non ha, come molti pensano, fallito nella sua missione, ma ha innescato un grande meccanismo di reazione sociale che va avanti nonostante l’indifferenza o peggio di alcuni governi.
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