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Dal manga alle piazze: la bandiera di One Piece diventa simbolo globale di protesta

La bandiera simbolo dei “Pirati di Cappello di Paglia” è diventata icona delle proteste globali. Giovani di tutto il mondo la usano per esprimere libertà, ribellione e speranza contro le ingiustizie.

Dal manga alle piazze: la bandiera di One Piece diventa simbolo globale di protesta
La bandiera di One Piece appesa ai cancelli del Palazzo del governo durante le proteste in Nepal.
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Marialaura Baldino Modifica articolo

3 Ottobre 2025 - 12.49


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Sarà capitato a qualcuno, o a tutti voi, di veder sventolare bandiere ai cortei, alle manifestazioni o agli scioperi. Che siano di partito, di sindacato o di associazione, si muovono al vento a ritmo dei cori e delle grida che echeggiano per le strade. 

Eppure, negli ultimi mesi, nelle piazze di tutto il mondo, accanto a cartelli e striscioni “tradizionali”, è comparsa sempre più spesso una bandiera insolita: quella dei “Pirati di Cappello di Paglia” del manga e anime One Piece, firmata dal mangaka Eiichirō Oda.

Il Jolly Roger (il teschio dei pirati) con il cappello di paglia, simbolo della ciurma guidata da Monkey D. Luffy, è diventato un’icona per una generazione che trova nella cultura pop nuovi modi per esprimere dissenso.

In One Piece, Luffy e i suoi compagni lottano contro governi corrotti, oppressioni e ingiustizie; un’azione di pirateria schierata a favore di un mondo più giusto, contro l’autoritarismo e le disuguaglianze. Libertà, difesa dei più deboli e ribellione sono valori centrali nella narrazione e, per molti, soprattutto per le giovani generazioni, rappresentano un parallelismo immediato con le lotte sociali e politiche del presente.

La prima volta che la bandiera dei Mugiwara é uscita dal manga ed è stata sventolata durante le proteste è stata nel 2023, durante le marce pro-palestinesi in Indonesia e Gran Bretagna. Da li, il fenomeno ha assunto dimensioni globali: in Indonesia,infatti, studenti e artisti hanno issato la bandiera in cortei e murales, al punto da attirare l’attenzione delle autorità, che in alcune regioni hanno reagito vietandone l’uso, visto come provocatorio o in conflitto simbolico con la bandiera nazionale. In Nepal, a inizio settembre, durante le proteste contro la corruzione della classe politica e dirigente, giovani manifestanti l’hanno esposta davanti a palazzi governativi come atto di sfida simbolica. Anche nelle Filippine, la Gen Z l’ha adottata per denunciare ingiustizie economiche e politiche.

In Europa, in Francia, sempre a settembre scorso durante scioperi e cortei sindacali a Parigi, Tolosa e Orléans, il teschio col cappello di paglia è apparso accanto a simboli storici del movimento operaio. A Roma, il 24 settembre 2025 c’è stato un flash mob “pro Flotilla” (in sostegno della Global Sumud), con barche di carta nella Fontana di Trevi e la bandiera di One Piece come parte di un’installazione. Nelle ultime settimane, infatti, la bandiera è apparsa sempre più spesso alle manifestazioni a sostegno della Palestina, adottata dagli attivisti come simbolo di solidarietà e resistenza per quanto sta accadendo, anche nelle ultime ore, nella Striscia.

Un vessillo che, quindi, diventato un linguaggio generazionale: il successo di questa bandiera come simbolo di protesta risiede, forse, anche nella sua natura apolitica e universale. Non è legata a partiti o ideologie politiche tradizionali, ma a valori come la lotta contro gli oppressori e la difesa dei propri diritti, alla ribellione contro le ingiustizie e la solidarietà fraterna. E, il suo, è un linguaggio che parla direttamente alla Generazione Z, cresciuta a pane e anime, capace di trasformare il bagaglio digitale in strumenti di comunicazione politica.

É molto più di un richiamo a un’opera di fantasia: La bandiera di One Piece è la dimostrazione di come la cultura pop possa diventare terreno comune di lotta e di speranza. E nelle piazze del mondo che in questo momento sono in protesta contro il Genocidio a Gaza, questo Jolly Roger non rappresenta più soltanto i pirati di Luffy, ma milioni di persone all’arrembaggio in cerca di giustizia.

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