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Il nome del Papa, non un semplice titolo

Attendendo l’"habemus papam" sale la febbre per il "nomen". Dopo i cardinali, quali sono i nomi più “papabili”?

Il nome del Papa, non un semplice titolo
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8 Maggio 2025 - 10.46


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di Martina Narciso

Dal segretario di Stato della Santa Sede Parolin al filippino Tagle, passando per lo statunitense Tobin e il Patriarca di Gerusalemme Pizzaballa, comincia il Conclave e cresce la curiosità su chi sarà il successore di Francesco. Si specula sui più “papabili”, ma la curiosità è ancora maggiore per il nome del nuovo Papa. 

Canonica la frase che viene pronunciata dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro, Habemus Papam! (Abbiamo il Papa!), ma altrettanto celebre quella che segue: Eminentissimum ac reverendissimum dominum… qui sibi nomen imposuit … (L’eminentissimo e reverendissimo signore… il quale si è dato il nome…) rendendo il nome del successore di Pietro una delle prime parole scolpite nella mente dei fedeli in attesa della fumata bianca.

Quella di cambiare il nome dopo l’elezione al soglio pontificio è una tradizione che si lega alle origini della storia della Chiesa, al primo Papa, Pietro. È su di lui, il cui nome connota solidità e stabilità, che Gesù ha scelto di edificare la sua Chiesa, sebbene in origine il nome dell’apostolo fosse Simone. E il cambiamento dal nome di battesimo a quello pontificale è avvenuto, forse, proprio per evidenziare la seconda nascita alla quale il Pontefice è chiamato dopo l’elezione.

È il segno del passaggio a una nuova vita di devozione assoluta al ministero di Cristo, ma è anche una visione del pontificato che si intende proporre, motivo per cui nella storia si può notare una tendenza nella scelta di nomi come “Pio” o “Benedetto” per i cardinali più conservatori, legati alla dottrina e alla tradizione e “Giovanni” o “Paolo” per quelli più innovatori e con tendenze riformatrici. 

Tuttavia non esiste una norma canonica: è un unicum Papa Giovanni Paolo I (Albino Luciani) che sale al soglio pontificio con due nomi, o proprio Jorge Mario Bergoglio che adotta un nome inedito senza precedenti, Francesco I. Dunque, nulla toglie che il nuovo Papa adotti nomi del tutto nuovi, ma le tendenze parlano chiaro e ci sono senza ombra di dubbio nomi più prediletti di altri.

A guidare la classifica dei nomi papali più adottati nella storia c’è “Giovanni”: ventuno i Papi che hanno portato questo nome, sebbene il conteggio arrivi a ventitré considerando Giovanni XVI un antipapa (quindi non ufficialmente riconosciuto) e Giovanni XX mai effettivamente esistito. L’ultimo in ordine cronologico ad aver scelto questo nome è stato il “Papa buono”, Giovanni XXIII. 

Subito dopo “Giovanni”, il secondo nome più utilizzato è “Gregorio”, adottato ben sedici volte, e seguito dai quindici “Benedetto”, fermo a Papa Ratzinger (Benedetto XVI) che ha governato la Chiesa sino alle dimissioni nel 2013 a cui è seguito poi Francesco. 

A seguire sono quattordici i “Clemente” e tredici sia gli “Innocenzo” che i “Leone”, tutti nomi molto usati ma da molto in disuso; ne è un esempio l’ultimo “Innocenzo” che visse nel Settecento o Leone XIII a cavallo tra Ottocento e Novecento. Al settimo posto c’è “Pio”, che sebbene sia adottato da “solo” dodici papi detiene un record di durata straordinaria: i pontificati dei “Pio” hanno coperto in totale 158 anni, legando così il nome a un concetto di durata e stabilità del pontificato. Ultimi in classifica sono i nove “Stefano” e gli otto “Bonifacio” e “Urbano”, particolarmente usati nell’antichità, ma ormai dimenticati e desueti.

Che sia la devozione a un santo, l’omaggio a un predecessore o pura affettività (Giovanni XXIII, ad esempio, motivò l’adozione del nome non solo perché questo fosse lo stesso Giovanni Battista, ma anche in omaggio a quello del padre della chiesa dove era stato battezzato) il nome pontificale è considerato il primo gesto di governo del nuovo vescovo di Roma, che può segnare un legame con il passato o un’intenzione di rinnovamento. 

Motivo per cui, per quanto si possa speculare, è impossibile prevedere il futuro e dovrebbe esserne d’esempio proprio Francesco, che sconvolse i fedeli di tutto il mondo per aver scelto un nome mai adottato sino ad allora con l’intento di amministrare un pontificato fondato sull’umiltà e la dedizione ai poveri del Santo di Assisi. 

Ciò che è certo, dunque, è che il nome di un papa non è solamente un titolo. È la visione del papato che si ha intenzione di proporre, è una dichiarazione di intenti, ma soprattutto è un messaggio al mondo e al cuore dei fedeli, che porta con sé scelte e storie, fini e inizi. 

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