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Con i dazi a rischio l’agroalimentare Made in Italy

L'allarme della Confederazione italiana agricoltori a una settimana dalla Decima Conferenza economica.

Con i dazi a rischio l’agroalimentare Made in Italy
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7 Marzo 2025 - 19.01


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Il 12 e 13 marzo si terrà a Roma la Decima Conferenza economica di Cia-Agricoltori Italiani e uno dei temi più caldi saranno proprio i dazi Usa e il commercio estero agroalimentare 

“L’imposizione di nuovi dazi doganali infliggerebbe danni alle imprese e ai produttori, mettendo a rischio un mercato florido per le nostre aziende”. Ha così commentato il presidente della  Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini.  Rispetto al 2019, quando i dazi furono imposti al 10% e solo per un anno, oggi si prospetta una situazione ben peggiore: con gli ipotetici dazi al 25% annunciati ad ora, rischia di saltare l’11% dell’export agroalimentare italiano per un totale di 69 miliardi di perdite.

Un contraccolpo devastante sul mercato del Made in Italy che va a colpire proprio le eccellenze; difatti i prodotti interessati dai dazi doganali maggiorati sarebbero formaggi, salumi, vino, olio extravergine d’oliva e pasta e questi dazi potrebbero rimanere attivi durante l’intero mandato presidenziale di Trump.

“Tutto ciò – commentano dalla Cia – avverrebbe in un momento in cui si può parlare un vero e proprio boom di vendite tricolori negli Usa per l’agroalimentare italiano, con 7,8 miliardi di euro e un +17% sul 2023, che ha visto gli Stati Uniti scalzare, seppur di poco, la Francia dal secondo gradino del podio dei paesi di destinazione del nostro export agroalimentare. Per le vendite estere di vino, gli Stati Uniti sono il primo mercato di sbocco italiano, con quasi 1,7 miliardi euro e un peso sulle esportazioni agroalimentari oltreoceano del 26%. La percentuale è in crescita nel 2024 sull’anno precedente (+7%), con un’impennata per i vini spumanti (+19%). Si tratta di un’incidenza di quasi il 24% sull’export totale di vini tricolore, molto più del diretto competitor transalpino, la cui quota non arriva al 20%. Dopo il vino, troviamo i prodotti da forno e farinacei, al cui interno rientra la pasta (805 milioni di euro, pari al 12% del totale) e l’olio d’oliva (670 milioni di euro, pari al 10%)”.

Particolarmente preoccupante è la situazione che riguarda il settore vinicolo, i dazi rischiano infatti di lasciare ampia libertà ai maggiori competitor stranieri extra-europei, dal Malbec argentino, allo Shiraz australiano, fino al Merlot cileno. La Cia ha posto l’attenzione anche sulle difficoltà future a reinstaurare i rapporti con i compratori statunitensi dopo che questi saranno stati costretti a cercare altri mercati a causa dei dazi, oltre che le naturali problematiche che gli stessi produttori dovranno affrontare relativamente la distribuzione e il commercio sia di vini locali che importati.

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