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Disparità salariale in Italia: i numeri del divario di genere

Gli stipendi delle donne inferiori del 20% rispetto ai colleghi uomini, e il divario peggiora con la pensione. I dati INPS rivelano una situazione di persistente svantaggio per le donne nel mondo del lavoro italiano.

Donna a lavoro (fonte pexels)
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25 Febbraio 2025 - 15.27


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In Italia la disparità salariale di genere rimane una realtà preoccupante. Nonostante un livello di istruzione mediamente più elevato, le donne continuano a percepire stipendi inferiori rispetto ai colleghi uomini, con un divario che si aggrava ulteriormente al momento della pensione. I dati INPS, contenuti nel Rendiconto di genere presentato dal Consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ), mettono in luce una situazione di persistente svantaggio per le donne nel mondo del lavoro.

Il tasso di occupazione femminile in Italia è di 17,9 punti percentuali inferiore a quello maschile. Inoltre, le donne che lavorano guadagnano in media il 20% in meno rispetto agli uomini. Questa disparità è influenzata da diversi fattori, tra cui il maggiore ricorso al part-time da parte delle donne, livelli di qualifica più bassi e una minore incidenza degli straordinari.

Anche la carriera professionale è più difficile per le donne: solo il 21% dei dirigenti e il 32,4% dei quadri sono donne. Il divario retributivo è particolarmente marcato in alcuni settori, come le attività finanziarie e assicurative, dove le donne guadagnano in media il 32,1% in meno rispetto agli uomini e le attività professionali, scientifiche e tecniche, dove il divario raggiunge il 35,1%.

Il divario di genere si acuisce ulteriormente al momento della pensione. Le donne percepiscono pensioni inferiori del 47% rispetto agli uomini. Questa differenza è dovuta a diversi fattori, tra cui carriere lavorative più brevi e discontinue, retribuzioni più basse e una maggiore incidenza del part-time.

Le cause del gender pay gap sono molteplici e complesse, tra queste si possono tenere presenti gli stereotipi di genere che influenzano le scelte formative e professionali delle donne, limitandone le opportunità di carriera, difficoltà di conciliazione tra vita lavorativa e familiare, dato che le donne si fanno ancora carico della maggior parte del lavoro di cura, e la mancanza di servizi di supporto alla famiglia, come la carenza di asili nido, che rende più difficile per le donne conciliare lavoro e famiglia.

“Questi dati sono il riflesso di una condizione di svantaggio che le donne hanno nel mercato del lavoro. Le donne prevalgono numericamente nelle prestazioni pensionistiche di vecchiaia e ai superstiti. Il numero limitato delle donne che beneficiano della pensione di anzianità/anticipata (solo il 27% fra i lavoratori dipendenti privati e il 25,5% fra i lavoratori autonomi) evidenzia le difficoltà delle donne a raggiungere gli alti requisiti contributivi previsti, a causa della discontinuità che caratterizza il loro percorso lavorativo, commenta il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS.

Per ridurre il gender pay gap, è necessario intervenire su diversi fronti: promuovere la parità di genere nell’istruzione e nella formazione, favorire la conciliazione tra vita lavorativa e familiare, sostenere la leadership femminile e contrastare gli stereotipi di genere. L’impegno per la parità di genere non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche una condizione necessaria per la crescita economica e lo sviluppo del Paese.

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