di Marcello Cecconi
“Chiunque fra qualche ora avrà vinto le elezioni statunitensi dovrà accettare di andare incontro a un futuro molto difficile e io credo di sapere perfettamente chi vincerà le elezioni americane: il peggiore”. Conclude così il suo intervento Franco Cardini, noto storico medievista, alle 2 di questa mattina intervenendo al telefono del conduttore della serata, Maurizio Boldrini, giornalista e docente di Scienze della Comunicazione.
Lontano dal risultato finale e mentre chiudevano le prime urne in 16 stati, fra i quali la spesso decisiva Pennsylvania, Cardini con la sua solita verve ha ravvivato il dibattito. Ha rivelato che nonostante le ingiurie e sconvenienze varie dei due sfidanti, i peggiori possibili, che se lui fosse stato cittadino americano, pur senza speranza di vittoria, sarebbe andato a votare per un candidato alternativo ai due. L’intenzione sarebbe stata quella di dare un segnale preciso al Paese, nella speranza che lo stesso si risollevi dalle umiliazioni vissute in prima persona dai due candidati, dagli Stati Uniti interi e dai “cosiddetti” Paesi alleati.
Lo storico nota la difficoltà degli Usa nel tentar di capire quale direzione prendere e per Trump intravede il suo demone nell’immigrazione, quel nemico esterno che preme alle porte di un Paese che fa finta di non sapere quanto la sua economia abbia bisogno di questo demone. Un nemico che Trump pensa di sfruttare e poi rispedire indietro; una pretesa poco attuale e soprattutto poco attuabile.
Il demone che Cardini scorge per Kamala Harris, è lo stesso Trump, l’avversario che lei affronta con quella sorta di odio ricambiato dal disprezzo, ma come la storia ci insegna i duelli fondati sull’odio non portano mai a niente e che dietro si cela solo la verità di un Paese in crisi in cui il ceto medio sta scomparendo. Infatti non è un caso che Trump, a capo del partito conservatore, si regga sui super ricchi a cui promette rosee certezze tanto che i super poveri, che non hanno niente da perdere, proiettano il loro disorientamento sull’immagine dell’uomo forte, che Cardini definisce un incrocio fra lo Zio Sam e Superman che faccia “l’America grande di nuovo”.
Cardini denuncia che lo spettacolo di cui siamo spettatori è quello di un gioco ininfluente, una messa in scena così deludente che la cosa saggia da fare per l’elettore sarebbe quella di andare a dormire perché l’indomani dovrà lavorare. “L’Usa, che è un Paese in difficoltà economica, si appresta a scegliere e ciò che ci insegna la storia è che quando un Paese è in difficoltà ha solo due opzioni: la bancarotta come fece la Francia nel 1789 e la Russia nel 1917, oppure fare la guerra. – afferma tranciante Cardini, che continua – E su questo ultimo piano sia la finta pacifista Kamala Harris a capo di un partito finto pacifista che ha messo la firma su quasi tutte le guerre, sia Donald Trump che ha gioco facile nel dire che è contro le guerre e che non le ha mai fomentate ma che anche per lui si tratta di un finto pacifismo perché ha idee precise e poco coerenti sui focolai di guerra attuali. Infatti per la crisi russo-ucraina tifa per una soluzione che umilierebbe ulteriormente gli Usa che già se ne stanno uscendo a pezzi, mentre per quella medio-orientale Trump tifa per il disastro definitivo e per l’allargamento del fronte a Siria e Libano mirando al contatto diretto fra Israele e l’Iran stesso che, invece, vorrebbe evitare questo contatto perché è conscio di non essere pronto sul piano militare”.
Quello che Cardini teme è che ogni mossa tesa a umiliare l’Iran lo farà avvicinare sempre di più ai Paesi del Brics che noi italiani ed europei trascuriamo anche perché i “padroni del vapore” raccomandano ai loro media di non interessarsi di questa vera grande novità. Una forza che può essere in grado, se non di rovesciare i rapporti, almeno di modificarli offrendo sponde a Paesi in crisi come oggi lo è il Brasile e domani lo sarà, probabilmente, l’Argentina appena si sarà liberata del personaggio inqualificabile eletto alla Casa Rosada.