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A 75 anni dalla Dichiarazione universale: diritti umani e cambiamento climatico

Il 10 dicembre 2023 ricorre il 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani.

A 75 anni dalla Dichiarazione universale: diritti umani e cambiamento climatico
Diritti umani
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9 Dicembre 2023 - 01.11 Globalist.it


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Pubblichiamo qui di seguito il testo della relazione della Dott.ssa Claudia Severi alla Tavola rotonda dal titolo I diritti umani: una sfida ancora aperta? Tra violazioni, discriminazioni, tutele, promossa dal CRID – Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità di (www.crid.unimore.it) il 5 dicembre 2023 presso il Dip. di Giurisprudenza dell’Univ. di Modena e Reggio Emilia – Unimore.

di Claudia Severi *

Il 10 dicembre 2023 ricorre il 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani.

Questa occasione porta inevitabilmente ad interrogarsi su quali e quanti siano stati i progressi compiuti in tema di protezione dei diritti umani e quali siano, d’altro canto, le sfide che ancora attendono l’umanità, ossia, per così dire, le nuove frontiere dei diritti. 

Il mondo – e l’umanità con esso – è profondamente mutato dal giorno in cui la Dichiarazione universale dei diritti umani venne sottoscritta. Da un lato, molte sono state le conquiste: si pensi all’abolizione in diversi paesi della pena di morte, al tempo ancora legittima in Europa (e ora ancora presente in circa 50 Stati, tra cui Libia, Tunisia, Stati Uniti, Corea del Nord, Cina, India), o al rifiuto della criminalizzazione dell’omosessualità (ma ci sono Stati che ancora la mantengono: Algeria, Afghanistan, Iran, Pakistan), o ancora alla non universalità del diritto all’elettorato attivo e passivo, riguardante tutt’ora le donne in alcuni Paesi (ad esempio la condizione de facto oggi in Arabia Saudita). Tanti altri potrebbero essere gli esempi di violazione, negazione, mancata tutela.

Dall’altro lato, l’attuale fase ci pone di fronte a nuove questioni che non possono essere rimandate ulteriormente. 

Con riferimento alle nuove frontiere dei diritti umani, è inevitabile menzionare il cambiamento climatico, forse la sfida più significativa del nostro tempo.

Se, infatti, ancora non è riconosciuto un vero e proprio “diritto al clima” – inteso come diritto ad avere un clima stabile e sicuro – nell’ambito della Dichiarazione di riferimento o in una convenzione ad hoc, il cambiamento climatico sta mettendo a serio repentaglio l’effettivo godimento e la realizzazione di alcuni importanti diritti già sanciti nella Carta (per uno sguardo d’insieme: A. Pisanò, Il diritto al clima, il ruolo dei diritti nei contenziosi climatici europei, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 2022: https://www.edizioniesi.it/pubblicazioni/libri/diritto_storia_filosofia_e_teoria_del_diritto_-_1/diritto_europeo_e_comunitario_-_1_-_07/il-diritto-al-clima.html). 

Primo fra tutti: il diritto alla vita, garantito dall’art. 3; ma ancora il diritto alla salute, al centro dell’art. 25 e, non da ultimo, il diritto di residenza entro i confini del proprio stato, stabilito dall’art. 13. 

Sempre più persone – i cosiddetti “migranti climatici” – sono costrette a spostarsi dal loro luogo di abitazione, fino ad uscire dai confini statali, a causa degli eventi atmosferici estremi causati dal cambiamento climatico, quali inondazioni, tifoni, innalzamento del livello del mare e siccità estrema (per un prima ricognizione: L. Pierini, L., I migranti ambientali e climatici: inquadramento del fenomeno e tutela dei diritti umani, in Ordines, 1, 2023, pp. 34-57:  https://www.ordines.it/i-migranti-ambientali-e-climatici-inquadramento-del-fenomeno-e-tutela-dei-diritti-umani/; F. Perrini, Cambiamenti climatici e migrazioni forzate. Verso una tutela internazionale dei migranti ambientali, Editoriale scientifica, Napoli, 2018: https://www.editorialescientifica.com/shop/autori/perrini-f/cambiamenti-climatici-e-migrazioni-forzate-detail.html; S. Behram, A. Kent [ed. by]), Climate Refugees. Global, Local and Critical Approaches, Cambridge University Press, 2022: https://www.routledge.com/Climate-Refugees-Beyond-the-Legal-Impasse/Behrman-Kent/p/book/9781138088825).

La Segretaria Generale del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović, ha sottolineato recentemente che “Issues such as pollution, climate change and loss of biodiversity are not just environmental concerns. They are concrete, existential threats to human rights”, evidenziando come il degrado ambientale stia seriamente compromettendo l’effettiva tutela dei diritti umani per tantissime persone. Secondo i più recenti dati Oxfam (https://www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2023/11/Climate-Equality-Report_OXFAM.pdf), l’1% più ricco della popolazione mondiale inquina in un solo anno come il restante 99% in 1.500 anni. In Italia nel 2019 il 10% più ricco della popolazione ha emesso il 36% in più rispetto a metà paese, il 50% più povero.

Il legame tra diritti umani e cambiamento climatico si può dunque rilevare su due livelli: il primo riguarda gli effetti lesivi del cambiamento climatico sui diritti già riconosciuti; il secondo livello riguarda, invece, la possibilità di riconoscere il “diritto al clima” come un vero e proprio diritto umano fondamentale e universale. Questo proprio perché i diritti umani non possono essere considerati entro dimensione statica e immutabile, bensì vanno considerati in una prospettiva dinamica e in continua evoluzione. 

Per tali ragioni, Mijatović ha affermato che ci troviamo in un momento cruciale per la costruzione, l’implementazione e il progresso di tali diritti, il tempo in cui ogni persona è chiamata a sentirsi artefice del processo che determinerà la struttura della futura società, nonché delle nostre stesse vite.

Proprio in questi giorni si sta svolgendo a Dubai la Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, COP28 (cioè il ventottesimo incontro dei Paesi aderenti alla Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici, 30 novembre-12 dicembre 2023): dovrebbe rappresentare il consesso più importante per la lotta al surriscaldamento globale, ma che quest’anno vede la partecipazione di 2.456 lobbisti dell’industria dei combustibili fossili, secondo il conteggio di Kick Big Polluters Out (KBPO), una rete internazionale di più di 450 organizzazioni ambientaliste. Combustibili fossili, che, come è noto, sono la principale causa delle emissioni di gas a effetto serra, a cui si deve il cambiamento climatico, e ciò mette a nudo un enorme conflitto di interessi tra le parti in causa. Quest’ultimo dato porta sicuramente a maturare riflessioni sulla necessità di un cambio di paradigma radicale nell’affrontare la questione e ciò implica il pieno riconoscimento di un diritto umano al clima.

Un diritto al clima inteso come clima stabile e sicuro, riconosciuto ufficialmente e formalmente, potrebbe rappresentare un catalizzatore per indurre gli Stati ad agire in modo deciso al fine di contrastare il cambiamento climatico e a orientare finalmente le loro scelte all’insegna del criterio della giustizia climatica (come si argomenta in P. Imperatore, E. Leonardi, L’era della Giustizia Climatica. Prospettive politiche per una transizione ecologica dal basso, Orthotes, Nocera Inferiore [SA], 2023: https://www.orthotes.com/giustizia-climatica; e, più in generale, in L. Pellizzoni, Cavalcare l’ingovernabile. Natura, neoliberalismo e nuovi materialismi, Orthotes, Nocera Inferiore [SA], 2023: https://www.orthotes.com/prodotto/pellizzoni-ingovernabile/).

In conclusione, mutuando le parole di Michele Carducci (Professore ordinario di diritto costituzionale comparato e climatico presso l’Università del Salento, che molto si è occupato della questione, anche con riferimento al contenzioso climatico, nel caso “Giudizio Universale” italiano: si veda, in proposito, M. Carducci, Emergenza climatica: tra “formule Radbruch” e diritto umano al clima stabile e sicuro https://magazine.cisp.unipi.it/emergenza-climatica-tra-formule-radbruch-e-diritto-umano-al-clima-stabile-e-sicuro/; Id., La ricerca dei caratteri differenziali della “giustizia climatica” in DPCE online, 2, 2020, pp. 1345-1369: https://www.dpceonline.it/index.php/dpceonline/article/view/965), il diritto al clima è più del diritto alla vita, “ne è il presupposto” (V.8, Atto di citazione legale “A Sud e altri VS Stato Italiano”, Tribunale civile di Roma, 2021, p. 59).  

* Dottoranda di ricerca in Humanities, Technology and Society (Unimore, Fondazione Collegio San Carlo di Modena e Almo Collegio Borromeo di Pavia – Officina informatica DET – Diritto, Etica, Tecnologie istituita presso CRID – Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità, Unimore

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