di Danial Jarrahi
In una sorprendente svolta degli eventi, l’Iran è alle prese con un profondo cambiamento nel sentimento sociale, ridefinito a seguito del recente conflitto tra Hamas e Israele. Mentre la Repubblica islamica dell’Iran approvava pubblicamente le azioni di Hamas contro Israele, un segmento degno di nota della popolazione iraniana si è allienata – inaspettatamente – con lo stato sionista.
All’indomani del conflitto tra Hamas e Israele, scoppiato dopo il 7 ottobre, la Repubblica islamica dell’Iran ha espresso pubblicamente il proprio sostegno alle azioni compiute dall’ organizzazione politica e paramilitare palestinese islamista contro Israele. Sorprendentemente, sono emerse una grande divergenza di opinioni tra la popolazione iraniana, con una notevole sezione che esprimeva sostegno per Netanyahu; un cambiamento ideologico dal sentimento filopalestinese di lunga data che ha prevalso per oltre quattro decenni.
Così sorge spontanea la domanda: Cosa ha spinto questo significativo cambiamento nel sentimento pubblico in Iran?
La risposta sta in un esame interno del regime iraniano. La legittimità della dittatura teocratica ha subito un duro colpo a seguito al suo coinvolgimento nell’abbattimento del volo 752 proveniente dall’Ucrain . Questo incidente ha segnato un sostanziale declino della credibilità del regime, delegittimando ogni sua scelta. Ne è seguito un crescente divario tra la popolazione iraniana e il governo in carica. La dura repressione del regime nei confronti di coloro che protestavano e piangevano le vittime dell’aereo abbattuto a Teheran ha ulteriormente alimentato il malcontento pubblico.
Lo scisma nella società iranianaè stato ulteriormente esacerbato da eventi come il movimento nato a seguito della morte di Mahsa Zhina Amini per mano della polizia morale, con le successive reazioni del regime.
Nell’ultimo anno, la società iraniana si è suddivisa in due grandi gruppi: coloro che sostengono il regime e quelli che non lo fanno. Il primo, esercita influenza sui canali mediatici interni, manipola facilmente le narrazioni per un vasto pubblico. Al contrario, gli oppositori al regime devono esprimere il loro dissenso attraverso i social media, costantemente tenuti d’occhio dalla polizia politica. In particolare, il regime vende VPN ai cittadini per l’accesso ai social media filtrati, ma, oggi, sostenere Israele su queste piattaforme è considerato un atto criminale.
Indubbiamente, il regime iraniano si trova in un conflitto di interessi relativo alla guerra tra Hamas e Israele. Una ragione significativa dietro il sostegno a Israele da parte del secondo gruppo è il loro desiderio di prendere le distanze dalla dittatura teocratica.
In una recente puntata di un programma televisivo iraniano, una donna collegata al regime ha affermato che ” l’Iran appartiene solo a coloro che sostengono la Repubblica islamica dell’Iran” e al “Popolo di Hezbolahi” (n.d.r. distinto dal gruppo Hezbollah, la dicitura si riferisce a coloro che sostengono fermamente l’IRI).
Il regime si trova dunque alle prese con una mancanza di legittimità, non riuscendo a posizionarsi efficacemente tra la maggioranza della società iraniana. Attualmente, molti iraniani ritengono che il sostegno dell’Iran ad Hamas nella sua guerra contro Israele comporti notevoli spese finanziarie, nonostante le sfide economiche dell’iperinflazione e della recessione.
Inoltre, la popolazione attribuisce parte della colpa dello scoppio del conflitto mediorientale al regime iraniano, per aver destabilizzato la regione e aver contribuito alle vittime civili da entrambe le parti dello scontro. Gli iraniani sostengono, infatti, che se il regime si fosse astenuto dal sostenere Hamas, molte vite innocenti sarebbero state risparmiate.
È essenziale dunque riconoscere che, nel grande teatro della guerra, i veri perdenti sono i popoli, mentre le autorità spesso ne escono indenni. Questo vale non solo per le autorità di Hamas, che salvaguardano la loro ricchezza e le loro famiglie al di fuori della Palestina senza curarsi della popolazione locale che subisce inenarrabili violenze, ma anche per le autorità iraniane, che assicurano i loro beni e i loro cari in luoghi come il Canada e gli Stati Uniti.
English version
From Solidarity to Strife: The Complex Evolution of Iranian Public Opinion
The Great Divide: How Recent Events Have Redefined Iranian Allegiances
by Danial Jarrahi
In a surprising turn of events, Iran finds itself grappling with a profound shift in societal sentiment following the recent conflict between Hamas and Israel. While the Islamic Republic of Iran publicly endorsed Hamas’s actions against Israel, a noteworthy segment of the Iranian populace unexpectedly aligned with Israel—an ideological departure from decades-long support for Palestine. This seismic change prompts a critical inquiry into the dynamics within Iranian society and the struggles of the Iranian regime to maintain its position of influence amid mounting challenges.
In the aftermath of the conflict between Hamas and Israel that unfolded after October 7th, the Islamic Republic of Iran publicly expressed its support for Hamas’s actions against Israel. Surprisingly, within Iran, there emerged a divergence of opinion among the Iranian populace, with a notable section expressing support for Israel—an ideological shift from the longstanding pro-Palestinian sentiment that had prevailed for over four decades.
The pivotal question arises: What prompted this significant shift in public sentiment within Iran? The answer lies in an internal examination of the Iranian regime. The legitimacy of the regime suffered a severe blow following its involvement in the downing of the Ukrainian flight. This incident marked a substantial decline in the regime’s credibility, and it could be argued that any remaining legitimacy was eradicated by its role in the tragic incident. Consequently, a growing divide between the Iranian populace and the regime ensued. The regime’s harsh repression of those who protested and mourned the victims of the Ukrainian plane further fueled public discontent.
The schism in Iranian society was further exacerbated by events such as the Mahsa Zhina Amini movement and the regime’s subsequent reactions. Over the past year, the society has cleaved into two major groups: those who support the regime and those who do not. The former, wielding influence over internal media channels, easily manipulate narratives for a broad audience. In contrast, the latter must express their dissent through social media channels, which are under the regime’s watchful eye. Notably, the regime sells VPNs to citizens for accessing filtered social media, yet supporting Israel on these platforms is considered a criminal act.
Undoubtedly, the Iranian regime finds itself in a conflict of interests concerning the Hamas-Israel war. A significant reason behind the support for Israel among the second group is their desire to distance themselves from the regime. A recent Iranian TV program featuring a woman connected to the regime asserted that Iran belongs only to those supporting the Islamic Republic of Iran and “Hezbolahi People” (distinct from the Hezbollah group, referring to those wholeheartedly supporting the IRI).
The regime, grappling with a lack of legitimacy, has failed to position itself effectively among the majority of Iranian society. Presently, many Iranians believe that Iran’s support for Hamas in its war against Israel involves considerable financial expenditures, despite the economic challenges of hyperinflation and recession. Furthermore, blame is placed on the Iranian regime for destabilizing the region and contributing to civilian casualties on both sides of the conflict. Iranians argue that if the regime refrained from supporting Hamas, many innocent lives could have been spared.
It is essential to recognize that, in the grand theater of war, the real losers are the people, while the authorities often emerge unscathed. This holds true not only for Hamas authorities, who safeguard their wealth and families outside Palestine, but also for Iranian authorities, who secure their assets and loved ones in locations such as Canada and the United States.