di Elisa Garieri e Denise Pirrera
C’eravamo lasciati definendo la situazione studentesca come la Fiera della musica e delle Arti di Woodstock, ma senza musica e senza arti, con tende da campeggio e striscioni di protesta davanti alle sedi delle università italiane.
Nel frattempo, è arrivata ieri da Roma il dietrofront ai problemi studenteschi, che come al solito restano una nota marginale a fondo pagina della politica italiana. Destinare fondi alla produzione di armi sembra attualmente l’interesse principale del governo, non smentisce la propria natura, ma continua a sprofondare nel baratro di menzogne con l’intenzione di coinvolgere, questa volta, anche gli studenti italiani.
Nelle ultime ore i 660 milioni di euro precedentemente promessi e destinati, secondo il PNRR, alla creazione di alloggi universitari, sembrano essere svaniti nel nulla. Come fosse un trucco di magia a cui, ormai, siamo tristemente abituati. In tutto ciò la Ministra dell’Università e della Ricerca sembra essere diventata la Ministra della distruzione del diritto allo studio, giacché non si schiera a fianco degli studenti.
La motivazione che parrebbe essere quella di rinunciare all’investimento per evitare i rischi di inammissibilità, sembra quasi paradossale, una sorta di pendio, troppo scivoloso, composto da strane congetture atte a infangare la causa prima ancora che essa venga messa a punto.
Nel frattempo gli studenti continuano a manifestare, alloggiando all’aperto sotto cieli grigi, come grigio sembra il loro futuro.
Tutti gli studenti in rivolta continuano i sit-in di fronte alle sedi d’ateneo, organizzando cortei e manifestazioni in piazza. A Siena, le mura del rettorato sono coperte dallo striscione dell’associazione studentesca Cravos, che chiama gli studenti della città a partecipare al corteo contro il caro affitti previsto per quest’oggi a Firenze.
Il problema è nazionale, affermano, chiedendo che le speculazioni dei privati vengano arrestate con a misure concrete – come la messa in discussione della legge 431 – con lo stop ai finanziamenti degli studentati privati e un censimento degli immobili sfitti sia pubblici che privati, tali da poter essere utilizzati come alloggi per studenti.
E mentre alcuni gridano ai microfoni radio e social di mandare questi svogliati rivoltosi a lavorare e a sudarsi il pane, viene da chiedersi quanto l’Italia, terra dei ritardi, farà ancora attendere gli studenti in tenda e quale speranza darà a coloro obbligati a rinunciare agli studi per colpa dei costi troppo alti?