di Giuseppe Aquaro
Gli ultimi giorni sono stati cruciali per le sorti del governo Draghi, soprattutto per quanto riguarda le questioni irrisolte sul piano pandemico, economico e sociale. Un dilaniamento sia per la continuità della politica italiana che dell’opinione pubblica che ne deriva.
Le dimissioni di Draghi hanno gettato il Parlamento in un andirivieni continuo. Come si può constatare dalla precedente scissione tra Conte e Di Maio, ma anche dai successivi abbandoni da parte dei parlamentari nei confronti delle forze politiche a cui appartenevano. I ministri Brunetta e Gelmini sono usciti da Forza Italia, come anche i collaboratori del M5S si sono spostati nella controparte di “Insieme per il Futuro”. Saranno forse mesi di scompiglio quelli che ci aspetteranno, o forse sarà un modo per creare nuove coalizioni e alleanze, soprattutto in vista delle imminenti elezioni anticipate volute dalla stessa maggioranza che ha portato Draghi come Presidente del Consiglio dei ministri e da altre forze politiche di opposizione.
La realtà vuole però che queste elezioni cadano proprio in un momento abbastanza delicato della storia del nostro paese. Con la guerra, i problemi sociali, la situazione pandemica e l’imminente presentazione del Pnrr porta gli italiani in un clima di aberrante smarrimento, soprattutto nei giovani. Le posizioni e i chiarimenti necessari per far si che questi ultimi si possano immedesimare in una determinata forza politica sono quasi inesistenti. D’altronde, oggi si tende a dire solo di essere “di sinistra” o “di destra”. Potremmo definirla una catastrofe nella catastrofe: non essendo chiaro ciò che i politici siano e vogliano fare causa un indecisione da parte dei giovani.
Questi continui cambi di rotta creano anche inefficienze sul punto di vista legislativo, accentuando la crisi e generando anche un’idea anti-politica nell’opinione pubblica, come quelle che possiamo trovare sui social a seguito di questo avvenimento ma anche a seguito di molti altri accaduti in passato.