Una delle più grandi e importanti band della storia del rock è stata, per assurdo, agli antipodi rispetto a quasi tutte le altre leggende di questo genere. Niente mosse spericolate, niente chitarre spaccate, niente atteggiamento spavaldo. I Dire Straits si sono sempre fatti riconoscere per la loro modestia, il loro fare sobrio e quasi riservato, tipico di chi ama più suonare in studio che sotto i riflettori, davanti a un grande pubblico.
Non bisogna farsi ingannare dall’aspetto schivo, però: i Dire Straits sono leggende vere. Il loro frontman, Mark Knopfler, è una leggenda vera. Gli album che hanno registrato sono appena sei e vale la pena ascoltarli tutti, uno per uno, dall’inizio alla fine.
Communiqué (1979)
Il “peggior” (tra mille virgolette) disco dei Dire Straits è comunque di un livello inarrivabile per la maggior parte degli artisti, soprattutto contemporanei. Ciò detto – la premessa era doverosa – Communiqué ha del potenziale, ma non si applica. È poco più di una copia del suo predecessore (il disco d’esordio Dire Straits): la somiglianza tra Lady Writer e l’eterna, magnifica Sultans of Swing è innegabile, anche se la seconda resta ovviamente avanti anni luce. Del resto, è uscito meno di un anno dopo. Curiosità: la traccia News, il cui protagonista è vittima di un incidente stradale, venne dedicata dal gruppo a John Lennon, in seguito all’omicidio dell’ex-Beatle.
Love over Gold (1982)
Uno dei diversi apici toccati dai Dire Straits è Love over Gold, il loro quarto album, composto da cinque lunghe e intense canzoni. La traccia chiave è “Telegraph Road”, un’epopea storica di quattordici minuti che ben si presta a esibire il talento di quel genio assoluto che risponde al nome di Mark Knopfler. Nessuno può sapere come ci si senta a stare in Paradiso, ma ascoltando un assolo di Knopfler un’idea è facile farsela. Se trasformassimo un film noir e lunatico in musica, uscirebbe grosso modo un prodotto simile a Love over Gold.
Brothers in Arms (1985)
Lo ripeto perché nessuno lo dirà mai abbastanza: gli assoli di Mark Knopfler sono un’oasi paradisiaca che, per qualche minuto, sanno ricordarti perché valga la pena vivere. Brothers in Arms è uno dei migliori dischi di tutti i tempi, un must per chiunque ami la musica. A partire dalla bellezza infinita della title track, una traccia di un’intensità commovente. Chi riesce ad ascoltarla senza piangere ha tutto il mio stupore. Gli altri brani sono celeberrimi (Money for Nothing e Walk of Life in particolare hanno scaraventato il gruppo in testa alle classifiche), ma non riescono a raggiungere le vette di Brothers in Arms e forse questo motivo dovrebbe spingermi a riconsiderare la qualifica di “miglior disco dei Dire Straits”, ma non importa. Le lacrime che quella canzone da sola mi fa versare ogni volta corrompono il mio giudizio, e tutto sommato va bene così.