di Camilla Annicelli
Legalizzazione, eutanasia e aborto: a che punto siamo con i temi più discussi negli ultimi mesi? Partiamo dal raccontare la complessa vicenda del referendum sulla Cannabis legale. La campagna è iniziata l’11 settembre del 2021, promossa dalle Associazioni Meglio Legale, Forum Droghe, Antigone e Società della Ragione. Nel giro di poche settimane la proposta ha raggiunto le 500mila firme, grazie al fatto che si poteva firmare anche online. E’ stato così raggiunto il minimo necessario previsto dalla Costituzione per far svolgere il referendum.
Il quesito sulla cannabis
Il referendum si propone di intervenire sugli aspetti penali e su quelli amministrativi, chiedendo la modifica del “Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope” . Nel primo quesito, si propone di abolire il reato di coltivazione di cannabis e di eliminare, al tempo stesso, la pena detentiva che può andare dai due ai sei anni per l’utilizzo di tale sostanza. Nel secondo invece, lo scopo è di cancellare la sospensione e il ritiro della patente di guida per chi coltiva ma non per coloro che, ovviamente, si mettono alla guida sotto l’uso di cannabis.
Nonostante il grande quantitativo di firme il quesito referendario è, però, a rischio. Perché al momento della consegna delle firme, prevista per il 30 settembre, almeno 1.400 comuni non hanno inviato i certificati elettorali necessari al fine di convalidare le firme raccolte in digitale. Tutto questo ha scombinato i piani previsti tanto che, venendo meno la possibilità di svolgere il referendum in tempi brevi, il Consiglio dei Ministri è stato costretto a intervenire approvando il Decreto legge che proroga la data di scadenza per la presentazione delle firme: la nuova scadenza è fissata al 31 ottobre.
Nonostante la raccolta di così tante firme, e le difficoltà burocratiche insorte, vanno segnalate anche le critiche emerse in alcuni settori dell’opinione pubblica: c’è chi, ad esempio, sostiene che questo referendum sia di fatto solo il primo passo verso la legalizzazione di altre droghe considerate ”leggere”. Torneremo a parlarne a fine ottobre.
Il quesito sull’eutanasia legale
Altro referendum sul quale si sta discutendo, e non poco, è quello presentato nell’aprile del 2021, dall’Associazione Luca Coscioni. Si tratta della proposta di un referendum sull’eutanasia legale. L’intento dei promotori è quello, come scrivono nel proprio sito web, di ”arrivare ad una legge che renda tutti liberi di decidere sulla propria vita. Fino alla fine”. Con questa proposta si mira ad annullare in maniera parziale la norma penale che impedisce l’eutanasia legale nella nostra nazione. Ciò vuol dire che l’eutanasia – ovvero una morte serena e senza dolore – potrebbe essere consentita nelle forme previste dalla legge e cioè attraverso un consenso informato e un testamento biologico.
Non è previsto, invece, di togliere in alcun modo la punizione verso coloro che, senza alcuna autorizzazione, commettono il reato. I casi punibili dalla legge sono diversi.
La proposta di referendum ha superato il milione di firme in due settimane, sia online che in presenza. Tutto semplice, allora? Non proprio. Nonostante questo riscontro popolare è intervenuto il Vaticano, esprimendo tutte le sue preoccupazioni. Con una lettera, la “Samaritanus bonus”, la Congregazione per la Dottrina della fede ha ribadito la condanna della Chiesa cattolica verso ogni forma eutanasica e di suicidio assistito:” L’eutanasia è un crimine contro la vita. Inguaribile non significa incurabile”.
La campagna ”Libera di abortire”
La terza vicenda che riguarda sempre i diritti civili dei cittadini non parla di un referendum in corso ma di una campagna in difesa della donna. Dopo la vittoria per l’accesso all’aborto libero e sicuro a San Marino, promossa e seguita dall’Unione Donne Sanmarinesi, è nata la campagna ”Libera di abortire”. L’appello è stato lanciato con l’obiettivo di mettere in luce la reale condizione delle donne in Italia nel momento in cui scelgono di compiere un’interruzione di gravidanza. Quest’ultime, infatti, sottolineano come siano costrette a subire violenze psicologiche e fisiche, o come siano continuamente ostacolate nel raggiungimento di un loro diritto da associazioni anti-abortiste e da obiettori di coscienza. Alla luce di tale situazione, le promotrici della campagna hanno deciso di fare pressione alle istituzioni e al Ministro della Salute, Roberto Speranza, perché si affrontino questioni come l’assunzione di nuovi medici non obiettori; l’impegno delle Regioni a far funzionare con efficienza il servizio di IVG (Interruzione volontaria di gravidanza); fornire informazioni complete sull’aborto, rendendo obbligatori percorsi di formazione del personale sanitario e rendendo, infine, obbligatori i progetti di informazione sulla sessualità nelle scuole.