di Gabriella Piccinni
Gli europei dell’Occidente medievale allacciarono con decisione rapporti economici con l’impero bizantino, con gli Arabi, con l’Asia, con l’India, paesi dai quali provenivano alcuni prodotti dell’artigianato di lusso e alcune merci, come sete, mosaici, spezie (cannella, noce moscata, pepe). Protagonisti di questi spostamenti di uomini e merci furono soprattutto grandi mercanti che erano in grado di armare navi, di approntare carovane di animali, di acquistare contenitori per prodotti pesanti e ingombranti, di assoldare mano d’opera, e che erano disposti a rischiare il proprio denaro per ottenere consistenti guadagni.
È per questo che si dice che fra Due e Trecento gli europei hanno gradualmente scoperto l’Asia. Non quella che chiamiamo ‘Asia Minore’, cioè l’Oriente mediterraneo che era familiare da molto tempo. Quello che si cominciò a conoscere meglio fu il mondo, distante e diverso, dell’Oriente medio ed estremo.
Mercanti, ambasciatori e missionari cattolici si erano prima avventurati, per terra, lungo le carovaniere rese sicure dai mongoli. Poi, nella seconda metà del Trecento, avevano cominciato a praticare, per mare, le coste dell’Oceano Indiano, imparando a governare le navi con il regime dei monsoni.
Con la circolazione dei loro racconti di viaggio l’Europa cominciò ad allargare quelle conoscenze della geografia dell’Asia, dei costumi dei suoi popoli, delle città e delle campagne, dei governi e delle economie, che fino ad allora erano solo arrivate smozzicate, distorte, fraintese passando, come scrive Franco Cardini, “di carovana in carovana, di sosta in sosta, di ciotola di riso in ciotola di riso, di tazza di tè in tazza di tè”.
Giovanni, frate francescano di Pian del Carpine, presso Perugia, fu uno degli artefici dell’allargarsi delle conoscenze europee sull’Asia. Viaggiò dal 1245 al 1247, quando venne inviato dal papa come latore di una lettera al Gran Kan dei mongoli, cioè per prendere contatti con i governi orientali, seguendo una via settentrionale. Attraversò Germania, Boemia, Polonia e i ducati russi. Si inoltrò nel territorio controllato dai mongoli seguendo il corso del Dniepr fino al Volga, attraversando l’Ural, affrontando l’enorme deserto a nord del Mar Caspio. Conobbe le steppe ad est del lago di Aral, quelle enormi terre asiatiche senza alberi, a mezza strada tra il bosco freddo del nord (la taiga) e il deserto del sud, dove abitavano tribù di pastori nomadi che si spostavano su grandi distanze, seguendo l’alternarsi della pioggia e del bel tempo, in modo da sostentare uomini e animali.
Infine passò i monti del Kirghizistan, arrivando alla città di Karakorum.
Il viaggio durò più di due anni e al ritorno Giovanni ne fece il resoconto nella sua Storia dei Mongoli, annotando soprattutto ciò che gli era apparso diverso rispetto al suo mondo d’origine. Il confronto: grande strumento di conoscenza che solo il viaggio consente.
Di seguito gli articoli precedenti della rubrica “Viaggiando con la storia”
1) Clicca qui per leggere il primo articolo “Tappeti volanti e stivali magici”
3) clicca qui per il terzo articolo:”C’ è una strada nel bosco”
4)Clicca qui per il quarto articolo: ” Prima che faccia scuro, i pericoli della notte”
5)Clicca qui per il quinto articolo:“Con bisaccia e bordone il pellegrino va per le sue vie”